L’ opinione. La crisi, l’ immobiliare e un inquietante interrogativo

 La crisi è, per l’ immobiliare, un’ opportunità e – allo stesso tempo – un pericolo. Un’ opportunità, dunque. La crisi è, infatti, partita dall’ immobiliare (per le imposizioni demagogiche della politica statalista dei politici del radicalismo statunitense che proclamavano il “diritto alla casa”, da cui i subprime), ma – è un paradosso – è destinata a risolversi nel e a favore dell’ immobiliare, allorché l’inflazione (che tutti prevedono si sviluppi quando verranno a galla le potenti iniezioni di liquidità delle banche centrali) manifesterà i propri effetti, contestualmente alla ripresa economica.

Ma la crisi è anche un rilevante pericolo per l’ immobiliare: e il guaio grave è che il pericolo è già una realtà, mentre l’ opportunità è attesa. Non si tratta della caduta dei valori: che non c’ è e non ci sarà, perché non c’ è mai stata – salvo che in poche zone d’ Italia – una bolla artificiosa (e chi predice – o auspica – una caduta dei valori, lo fa solo al fine di creare l’ ambiente adatto perché vengano ulteriormente, e di nuovo scandalosamente, favoriti alcuni strumenti già a fiscalità privilegiata, messi in piedi dal grosso capitale parassitario).

Il pericolo – dunque – non sono i valori, sono i politici: oggi più che mai tentati – illusi da interessi di settore – dalla via breve (quella che Einaudi definiva inventata da superbia satanica) della creazione di lavoro buroindotto: di lavoro indotto dalla burocrazia, e a carico dei soliti noti (proprietari).

Il Ministero dello Sviluppo (sic) economico è già partito alla carica, varando alla chetichella – perlomeno, rispetto alle organizzazioni rappresentative di chi deve pagare, non certo rispetto a quelle dei beneficiari – un provvedimento che impone, per gli apparati ascensoristici, lavori che non sono obbligatori in alcun’ altra parte d’ Europa.

Crescono i mutui a tasso fisso per tassi Bce e crisi subprime

 Secondo l’Associazione Italiana Credito al Consumo e Immobiliare i mutui a tasso fisso hanno guadagnato un 33% rispetto allo stesso periodo del 2006 raggiungendo il 51% del mercato. Una situazione figlia della crisi dei mutui subprime in America che ha avuto come diretta conseguenza l’aumento della rata mensile per quanto riguarda i mutui a tasso variabile.

“La crisi di fiducia e di liquidità generate dalla crisi americana hanno comportato per le banche un aumento del costo di approvvigionamento” ha dichiarato Luciano Ambrosone, responsabile dell’Ufficio per i finanziamenti ai privati di Intesa SanPaolo, al Sole 24 Ore.

“Oggi ci sono le condizioni per aumentare i tassi suoi nuovi mutui che abbiamo dovuto rivedere al rialzo dall’inizio del mese corrente per riflettere il sottostante costo della raccolta affrontato dalla banca” ha aggiunto.