Dal Corriere della Sera del 27 agosto 2009: “Il Comune di Milano sta verificando se c’ è la possibilità di inserire nel P.G.T. (Piano di Governo del Territorio) vincoli di destinazione d’ uso per gli edifici che ospitano le botteghe storiche. Perché altro tipo di vincoli non ha funzionato: come quello della Sovrintendenza sugli arredi”.
Dichiarazione del presidente di Assoedilizia e vice presidente di Confedilizia Achille Colombo Clerici:
“Per affrontare compiutamente e con qualche probabilità di buon esito il problema dei negozi storici occorre avere presenti i termini della questione: interessi in gioco e dinamiche in grado di generare il fenomeno.
Gli interessi sono di tre ordini:
-A) quello collettivo – pubblico al mantenimento nella città di attività commerciali affascinanti e qualificanti sul piano culturale e storico. Chi non ricorda i casi emblematici della nostra Milano? Il vecchio carbonaio in Via S. Maurilio, la bottega di cordami e granaglie in piazza S. Stefano. E le mercerie oggi pressoché scomparse.
-B) quello degli esercenti le attività, che si trovano di fronte al dilemma di accettare buonuscite milionarie in euro (non previste da alcuna legge, ma che sono di prassi diffusissima nel settore) e di andarsene piantando baracca e burattini ovvero di tirare a campare continuando attività spesse volte antieconomiche.
-C) quello dei proprietari locatori dell’ immobile che non devono e non possono subire vincoli autoritativi preordinati al mantenimento di attività che, se non sono convenienti per chi già le esercita, non si capisce come possano risultare tali per chi eventualmente subentra nella loro gestione.