Investire nella casa nel 2010? Secondo Assoedilizia, le condizioni migliori ancora per pochi mesi

 Fino all’ autunno, dice Assoedilizia, coincidono diversi fattori favorevoli. Poi qualcuno di questi fattori potrebbe perdersi per strada, anche se la convenienza, nel complesso, resterà. Una previsione “semiseria”, che non si basa su una disciplina scientifica, ma solo su regole empiriche e tenendo conto che un po’ di fantasia, di “fiuto”, di intuito non guasta per fare un buon investimento.

Comprar casa, comunque sia, è in un certo senso come innamorarsi. Se a guidare fosse solo la ragione… Vediamoli, in breve, questi fattori positivi a medio termine: calo dei prezzi, ampia offerta, mutui al minimo storico, disponibilità delle banche.

*I prezzi, innanzitutto: ci riferiamo al mercato medio delle città e dei centri minori di regioni ricche e povere, per la fascia di acquisti che rappresenta la parte preponderante del mercato: dai 220 – 250.000 fino ai 500 – 550.000 euro, effettuati da persona fisica (l’ investimento attraverso società, strumenti di gestione finanziaria, quote di partecipazione e simili implica un diverso discorso). Rispetto ai picchi del 2007 i valori sono scesi di circa il 20%.

Raramente gli annunci nelle vetrine delle agenzie immobiliari rivelano questo calo: ma è sufficiente avviare una trattativa seria per ottenere sconti simili. E la grande offerta di nuovo edificato (250.000 abitazioni disponibili a livello nazionale) nelle periferie e negli hinterland metropolitani (occorreranno almeno un paio d’ anni per assorbirla) porta a riduzioni anche del 25%.

*I tassi dei mutui non sono mai stati così bassi (poco più del 2% il variabile, attorno al 5% il fisso), con le banche ricche di liquidità (che, va detto, è però in gran parte utilizzata per finanziare investimenti produttivi e non patrimoniali, quali sono quelli immobiliari) pronta ad esser impiegata, ma solo a favore di clienti che hanno posizioni patrimoniali e reddituali solide.

Focus sul mattone quotato. Osservatorio sul mercato immobiliare. 3° Rapporto 2009 Nomisma

 Il settore dei fondi immobiliari quotati prova a risalire la china, dopo la batosta subita nel 2008, quando il divario tra quotazioni e Nav aveva raggiunto, in media, addirittura il 42,9%. La robusta ripresa degli impieghi
azionari, iniziata a febbraio 2009, ha sicuramente dato linfa al comparto, che tuttavia fatica a riportarsi sui livelli pre crisi

Tralasciati gli eccessi che hanno caratterizzato la stagione delle Opa, quando sembrava venuto improvvisamente meno il problema dimensionale dei veicoli e di informazione del mercato, il settore si è sempre mantenuto su livelli di sconto rispetto ai riferimenti di bilancio decisamente più contenuti degli attuali. Pur essendo prossima la scadenza delle iniziative, che nelle opinioni iniziali avrebbe dovuto garantire il progressivo contenimento della forbice, sembra accresciuto il margine di prudenza con cui gli investitori, in genere, valutano i fondi immobiliari.

A pesare negativamente sulla quotazione di Borsa, concorrono senza dubbio molteplici fattori, tra cui la rigidità del valore dei portafogli immobiliari dei fondi, a dispetto dell’ evoluzione fortemente negativa del mercato corporate, appare la più rilevante. Al proposito è possibile rilevare come a fronte del crollo dei livelli di attività e alla flessione dei prezzi (comprovati dalla riduzione dei canoni e dall’ aumento dei profitti) la contrazione del valore degli immobili dei fondi certificata da IPD (con riferimento ad un campione significativo di fondi non solo quotati) non vada oltre l’ 1,6%.

La sostanziale tenuta degli investimenti immobiliari, di gran lunga superiore alle attese, ha fatto sì che l’ industria ritornasse, dopo un solo semestre, su livelli di performance totale positivi (considerando anche la componente da locazione) e i veicoli quotati limitassero all’ 1,7% le perdite, rispetto al semestre precedente.

Abruzzo: ulteriore proroga per gli edifici B e C e consorzio obbligatorio per gli aggregati edilizi

 È stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 269 del 18 novembre 2009 l’ ordinanza n. 3820 del 12 novembre 2009 che introduce, in particolare, all’ art. 7, comma 1, un’ ulteriore proroga di 30 giorni, decorrenti dal 18 novembre, per potere presentare le domande di contributo per la riparazione o ricostruzione degli edifici classificati B e C.
 
Di particolare rilevanza i contenuti nei successivi commi del citato articolo che in caso di edifici inclusi in aggregati edilizi (in muratura senza soluzione di continuità) prevedono interventi unitari di rafforzamento o miglioramento sismico indipendentemente dalla diversa classificazione di agibilità attribuita alle singole parti.
 
Per eseguire i relativi lavori i proprietari delle singole unità immobiliari dovranno costituirsi in consorzio obbligatorio in tempo utile per presentare la domanda di contributo per la ricostruzione o riparazione delle parti comuni.
 
La costituzione del consorzio è valida con la partecipazione dei proprietari che rappresentino almeno il 51% delle superfici utili complessive dell’ aggregato, ricomprendendo anche le superfici ad uso non abitativo. Il consorzio, per l’ esecuzione degli interventi, si sostituisce ai proprietari che non hanno aderito e delibera con la maggioranza prevista per la riparazione delle parti comuni.

Mercato immobiliare: Roma e Milano città europee dell’ investimento sicuro. Uno studio di idealista.it

 Secondo l’ ultimo studio di idealista.it la redditività dell’ investimento immobiliare a Roma e Milano è tra le migliori d’ Europa. Al di fuori del vecchio continente, Mosca ai livelli di Londra. Tokyo è la vera opportunità

Milano e Roma sono tra le città europee dove investire nel mattone è più conveniente. Le due principali città italiane si collocano nella top 5 delle città più profittevoli d’ Europa sotto il profilo immobiliare, dopo Bruxelles, Amsterdam e Berlino.

Lo rileva l’ Ufficio Studi di idealista.it che ha stimato la redditività dell’ investimento immobiliare attraverso il calcolo del price earning ratio (p / e ratio), uno degli indici più utilizzati in finanza per valutare l’ ottimizzazione di un investimento con criteri oggettivi e misurabili.

Calato nel contesto immobiliare, questo semplice calcolo aiuta a valutare se il prezzo di un’ abitazione è quello giusto. idealista ha messo in relazione il prezzo medio di un immobile a Milano e a Roma (dato idealista.it del III trim. 2009) con il canone medio annuo che occorre pagare per affittarlo.

Risulta che acquistare un immobile da mettere a reddito sotto la Madonnina o nella Capitale ripagherebbe l’ investimento nel giro, rispettivamente, di 22 anni e 24 anni. Un risultato che comparato con i dati globalpropertyguide.com sulle città più care d’ Europa colloca Milano e Roma al top delle città più profittevoli relativamente al settore immobiliare.

Investimenti immobiliari verso l’ internazionalizzazione. Artigiani toscani delle costruzioni ed architetti russi

 Il Ministero per lo sviluppo economico ha dato il proprio sostegno alle iniziative degli immobiliaristi italiani per la promozione degli investimenti immobiliari in Italia da parte degli investitori dell’ Est Europa. Un’ area che si è rivelata una vera e propria scoperta per quanti lavorano in quest’ ambito per l’ apprezzamento dei manufatti italiani e dei prodotti dell’ indotto di settore: dalle ceramiche all’ oggettistica, dagli infissi ai serramenti, ai materiali innovativi utilizzati nell’ edilizia italiana.

Investimenti settore immobiliare: 1,5 miliardi di Euro investiti in Italia nei primi sei mesi del 2008, un calo del 44% rispetto al 2007

 Nel primo semestre del 2008, gli investimenti diretti nel settore immobiliare in Italia hanno raggiunto quota 1,5 miliardi di €, con un decremento del 43% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, secondo quanto emerge dall’ultimo Italian Capital Markets Bulletin a cura di Jones Lang LaSalle. Il dato italiano conferma la tendenza registrata nel mercato degli investimenti nel resto del continente (-44% rispetto al primo semestre 2007), messo a dura prova dalla crisi finanziaria che ha colpito i mercati globali e dalla conseguente incertezza sull’evoluzione dei fondamentali economici. Analizzando i dati per settore, in Italia gli investimenti nel settore ufficio hanno fatto registrare la quota di mercato più consistente con circa il 48% del giro d’affari complessivo, seguiti, nell’ordine, dagli investimenti nei settori retail (20%), alberghiero (19%) e logistico (11%): nel complesso sono stati investiti 770 milioni di € in immobili ad uso direzionale (-36% rispetto al primo semestre 2007), 320 milioni di € in immobili a destinazione retail (-47%), 200 milioni di € in strutture destinate all’ospitalità (-47%), 172 milioni di € in strutture ad uso logistico. A commento di queste cifre, Patrick Parkinson, Amministratore Delegato di Jones Lang LaSalle Italia e Responsabile del settore Capital Markets, ha dichiarato: “In questa fase del mercato gli investitori che hanno sempre operato con alta leva finanziaria sono penalizzati dalla difficoltà di reperire finanziamenti, oltre che dal costo del denaro più elevato, mentre chi opera con capitale proprio è sempre più attento a selezionare le opportunità d’investimento, preferendo investire con un risk adjusted return tendenzialmente più alto. In questo quadro assume un ruolo fondamentale la qualità degli asset, in termini di localizzazione, caratteristiche tecniche-funzionali e tipologia del conduttore. Gli asset di valore continuano ad essere oggetto d’interesse da parte degli investitori, mentre i prodotti di qualità inferiore tendono a restare sul mercato, con una conseguente riduzione delle loro quotazioni”

Assoedilizia: andamento del Mercato immobiliare

 Gli analisti più seri indicano segnali di stasi del mercato immobiliare, nel quale si registrerebbe un calo generale dal 10 al 15 % delle transazioni. Chi parla di calo dei prezzi compie un salto logico; anche perche’ è avventato oggi assumere valori iniziali di riferimento nelle situazioni specifiche e nelle attuali condizioni del settore. Che ci sia un’avvisaglia di trend riflessivo del mercato è innegabile; e gia’ da tempo l’avevamo segnalato. Per comprendere meglio che cosa stia avvenendo a tal proposito in Italia, occorre premettere che quello che potremmo definire “il flottante annuo” nell’immobiliare (cioe’ il compravenduto), pur nel periodo di massima punta delle transazioni, rappresenta una parte minima dell’investimento complessivo (meno del 2 % ). In termini relativi ( percentuali sullo stock complessivo ) potremmo dire che esso non è neppur pari al flottante medio giornaliero della Borsa valori. Notiamo per inciso che il comparto immobiliare,in termini di capitalizzazione,vale circa dieci volte l’intero investimento borsistico italiano ( 543,5 miliardi ).

Europa: investimenti diretti nell’immobiliare in calo nel primo semestre 2008

 Secondo Jones Lang LaSalle il totale degli gli investimenti diretti nel settore immobiliare nel secondo trimestre 2008 ammonta a €32 miliardi, con un calo del 14% rispetto al trimestre precedente, ed a €69 miliardi nella prima metà del 2008, con un calo del 44% rispetto allo stesso periodo del 2007. Regno Unito, Germania e Francia, nazioni storicamente dominanti che incidono per i due terzi delle operazioni totali, hanno visto tale quota superare di poco la metà, con volumi scesi a €35 miliardi nel primo semestre (il 60% in meno dell’anno scorso). Nel Regno Unito il volume degli investimenti ha totalizzato circa €8 miliardi nel secondo trimestre dell’anno, contro i €9 miliardi del primo trimestre 2008. Tony Horrell, responsabile del dipartimento europeo Capital Markets di Jones Lang LaSalle, ha così commentato: “La scarsa liquidità che continua a caratterizzare i mercati creditizi provocherà una contrazione del numero delle transazioni più significative ed del volume dei portafogli più ingenti. Di conseguenza, ci aspettiamo che il volume totale degli investimenti nel 2008 segnerà un calo del 45% rispetto a quello dello scorso anno (€244 miliardi). Ciò premesso altre opportunità d’acquisto stanno emergendo in modo discontinuo in Europa, man mano che si diffonde gradualmente la consapevolezza sulle condizioni del mercato in continua evoluzione. Queste opportunità non si stanno manifestando ancora in modo omogeneo, ma sono il risultato dell’azione di quegli investitori che hanno la necessità di riposizionare i propri patrimoni alla luce delle mutevoli condizioni finanziarie. In tal senso prevediamo un aumento del numero di transazioni nella seconda metà dell’anno.”

Finanza immobiliare: manca l’informazione alla base dei mancati investimenti nei titoli del settore

 L’11 giugno, presso la sede romana dell’ABI, Nomisma ha presentato il suo primo Rapporto sulla Finanza Immobiliare con il quale viene fatto il punto sulla crescita che ha avuto il settore nel corso dell’ultimo ciclo immobiliare (1995-2007) anche grazie alla sua accentuata finanziarizzazione. In occasione del Rapporto sulla Finanza Immobiliare (RFI) è stata effettuata un’indagine campionaria su 2.000 famiglie italiane rappresentative della popolazione nazionale. Con tale indagine si sono studiate e misurate le motivazioni delle famiglie relativamente all’investimento immobiliare, sia diretto, e principalmente volto alla casa, sia indiretto, e quindi volto a titoli di società o fondi immobiliari. Dall’indagine emerge dunque che il 69,1% delle famiglie vive in case di proprietà e ben il 22,2% delle famiglie italiane (corrispondenti a quasi 5,2 milioni di nuclei familiari) ha un mutuo in corso e di queste il 96,2% ha un mutuo fondiario per l’acquisto di una abitazione (85,9% per prima casa ed 11,9% per altre case).

Nomisma: finanza immobiliare 2008

 Giovedì 12 giugno 2008, presso l’expo EIRE esposizione del salone immobiliare della fiera di MILANO, Nomisma ha presentato i dati del Primo Rapporto sulla Finanza Immobiliare. Con il Rapporto viene fatto il punto sulla crescita che ha avuto il settore immobiliare nel corso dell’ultimo ciclo immobiliare (1995-2007) anche grazie alla sua accentuata finanziarizzazione. Con il Rapporto viene fatto il punto sulla crescita che ha avuto il settore immobiliare nel corso dell’ultimo ciclo (1995-2007) anche grazie alla sua accentuata finanziarizzazione. Gli straordinari risultati, in termini di aumento dell’occupazione diretta e indotta, e di peso economico dell’immobiliare, rispetto al resto dell’economia, sono sintetizzati di seguito. Sempre di seguito sono presentati in forma sintetica anche i dati relativi ai singoli comparti nei quali la finanza immobiliare può essere articolata:
mutui, leasing, società quotate, fondi immobiliari, project financing e finanza per il territorio.
Infine, vengono resi noti gli originali risultati dell’indagine su un campione rappresentativo di 2.000 famiglie italiane realizzata appositamente per il Primo Rapporto sulla Finanza Immobiliare. Con tale indagine si sono studiate e misurate le motivazioni delle famiglie relativamente all’investimento immobiliare, sia diretto, e principalmente volto alla casa, sia indiretto, e quindi volto a titoli di società o fondi immobiliari.

Libro: “Guadagnare in Immobili”

 Anche il 2007 segna una forte crescita per il mercato immobiliare: ecco i trucchi del mestiere per investire con successo.

Nel 2002, con l’entrata in vigore dell’euro, i prezzi degli immobili sono raddoppiati. Ciò che valeva 1 miliardo di vecchie lire si è trasformato in 1 milione di euro.

Da un lato chi possedeva immobili ha raddoppiato il suo patrimonio. I giovani che invece aspiravano alla casa di proprietà hanno dovuto necessariamente rinunciare. E il trend è ancora in crescita a distanza di 5 anni, quindi per molti non c’è speranza di coronare il proprio sogno.

Eppure qualcuno lo ha fatto. Qualcuno è partito da zero e ha costruito un patrimonio immobiliare milionario. Qualcuno è riuscito a costruire le sue ricchezze proprio nell’investire in immobili.

In Italia si registra ancora un forte interesse per gli investimenti immobiliari


Durante i primi sei mesi del 2007 è stato investito nel mattone italiano un controvalore di circa € 2,65 miliardi (escluso il settore residenziale e l’acquisto di terreni). Rispetto allo stesso periodo del 2006 il volume è sceso del 10%, a causa di un calo degli investimenti nel segmento retail, mentre gli altri settori (uffici, logistica, hotel) hanno mantenuto il livello registrato un anno fa. Il capitale investito da soggetti esteri è rimasto pressoché in linea con la prima metà del 2006, raggiungendo circa € 1 miliardo, mentre le acquisizioni da parte d’investitori locali sono diminuite del 13%. Questo è quanto rivela l’ultimo studio di Jones Lang LaSalle dal titolo Italian Capital Markets Bulletin, 1° semestre 2007.