Con un mese di affitto a Tokyo, a Milano si alloggia per tre mesi e mezzo

 …mentre a Tunisi si vive per due anni

Milano stabile al 42° posto nella classifica mondiale del costo degli affitti (e all’11° in Europa). Roma al 29° posto. Tokio, New York e Tianjin le città più care nel Mondo. Londra e Parigi in Europa.

Milano stabile nella classifica mondiale del caro-mattone. Il capoluogo lombardo si conferma infatti al 42° posto nel mondo (e all’11° in Europa) per il costo degli affitti degli appartamenti. Tra le grandi città non solo Tokio, New York, Londra e Parigi superano Milano, ma anche, tra le altre, Kiev, Dubai, Jakarta e Honolulu. Se l’affitto per un bi-locale arredato a Milano arriva in media a 920 euro mensili (+20 euro rispetto al 2006), a Tokyo si toccano i 3.117 euro, a New York i 3.040 euro e a Tianjin i 2.280 euro. A Tunisi, la città più conveniente per gli affitti, si toccano invece i 139 euro.

Tecnocasa: studenti tirano il mercato degli affitti

 Il mercato degli affitti stenta,ma chi ha una casa da affittare vicino ad un’universita’ stia tranquillo: la domanda tira l’intero settore. Secondo Tecnocasa ‘nelle zone a ridosso delle universita’ i rendimenti sono superiori alla media cittadina e si hanno meno difficolta’ ad affittare’. A Milano il rendimento di un bilocale in zone universitarie va dal 3,8% al 5,6% e i canoni mensili sono fra i 650-900 euro. A Roma si va dai 750 euro vicino Tor Vergata ai 1.200 per la zona della Sapienza.

Nomisma: Segnali di raffreddamento sul mercato immobiliare romano

 Il mercato immobiliare romano ha mostrato, nell’ultimo semestre, segnali di raffreddamento. Si tratta di un rallentamento comune a tutti i segmenti che non ha tuttavia impedito un ulteriore rialzo delle quotazioni, a conferma dell’enorme peso che continua ad avere l’offerta nel determinare le dinamiche di mercato (abitazioni +3,9%, uffici +4,4%, negozi +3,4%). Il quadro risulta ancor meno positivo con riferimento al comparto locativo. In questo caso la carenza di domanda ha infatti prodotto effetti depressivi non soltanto sul numero di contratti stipulati, ma anche, limitatamente ad alcuni segmenti, sul livello dei canoni.