Le Regioni in ritardo. Nessun ente in Italia ha rispettato fino in fondo la normativa regionale e statale sull’ inquinamento acustico.
Praticamente nessuna Regione è del tutto “in regola”, ma la maggioranza ha adempiuto al suo principale compito, anche se spesso con oltre un decennio di ritardo. Le regioni, infatti, hanno un’ ampia autonomia in materia di inquinamento acustico, che gli è conferita dalla norma base nazionale, la legge n. 447 del 1995, e che esse anzi tentano spesso di “allargare”, interpretando i principi costituzionali più recenti. Quasi tutte hanno varato leggi quadro a proposito, al fine di delimitare con chiarezza i propri obiettivi, demandando poi a delibere le regole di dettaglio.
La funzione principale delle Regioni è senza dubbio quella di tracciare le linee guida per la classificazione acustica comunale, cioè le indicazioni su come suddividere il territorio di ogni municipio in più zone, a ciascuna delle quali sia attribuita una classe di inquinamento acustico massimo raggiungibile, in termini sia di singolo rumore emesso che di somma dei rumori contemporaneamente immessi nell’ ambiente. Naturalmente il livello di rumore sarà basso per le zone particolarmente protette e via via più alto fino a raggiungere il massimo nelle aree esclusivamente industriali.
IL SETTORE EDILE SECONDO IL CRESME
Secondo il Rapporto congiunturale e previsionale sul mercato delle costruzioni 2008, realizzato da Cresme – Saie, il settore delle costruzioni sconta, nell’ anno appena trascorso, lo scenario di profonda incertezza