Tenuta a debita distanza dai riflettori dell’ informazione, c’ è un’ Italia reale che stenta ad arrivare alla fine del mese, una parte significativa di Paese di cui sui media si parla poco e malvolentieri. Gli ultimi dati ISTAT sulle condizioni di vita e sul reddito degli italiani registrano una crescita del numero dei nuclei familiari in difficoltà, che salgono dal 15 % del 2007 al 17 % del 2008, con punte drammatiche sino al 30 % al Sud.
La fotografia scattata dall’ ISTAT mostra che quasi il 12 % delle famiglie non riesce a pagare regolarmente le bollette delle utenze domestiche (oltre il 25 % in Sicilia). Non si tratta dell’ opportunità o meno di comprare l’ ultimo modello di cellulare, o il computer più innovativo, o il televisore di tendenza, ma dell’ oggettiva difficoltà per centinaia di migliaia di famiglie di pagare l’ elettricità e il gas.
Se un’ autorità è istituzionalmente preposta alla regolamentazione e alla vigilanza di servizi che, per loro stessa natura, sono considerati essenziali, essa dovrebbe sempre considerare l’ impatto economico dei propri provvedimenti anche sulle fasce sociali più deboli e vulnerabili della popolazione.
Tecnicamente, la nuova legittimità sostanziale imposta dalla recente riforma della legge sul procedimento amministrativo implica che un atto amministrativo è invalido se difforme dalla norma che lo disciplina: se la norma è una norma giuridica, il vizio è di legittimità e l’ atto sarà illegittimo; se la norma è una norma di buona amministrazione, il vizio che consegue è di merito e l’ atto sarà inopportuno.
Il fondamento dei vizi di merito è nella violazione del principio di buona amministrazione sancito dall’ articolo 97 della Costituzione, a cui deve ispirarsi la Pubblica Amministrazione nell’esercizio dei propri poteri. I vizi di merito possono invalidare atti discrezionali e consistono nella violazione da parte della Pubblica Amministrazione di norme non giuridiche di opportunità, di equità, di eticità, di economicità.
Il Codice del Consumo prevede che gli interessi collettivi vengano tutelati ed il Consiglio Nazionale dei Consumatori e degli Utenti (CNCU), tra l’ altro, ha il preciso compito istituzionale di promuovere azioni propositive presso il Governo. Proponga l’ abolizione delle inique spese di voltura della fornitura elettrica per usi domestici sul servizio di maggior tutela, dunque, com’ è stato richiesto dal sottoscritto allo stesso CNCU da oltre 60 giorni, ancora senza alcun esito.
In un famoso serial di fantascienza, quel personaggio con le orecchie a punta, il sig. Spock, sosteneva che le esigenze dei molti contano più di quelle dei pochi o di uno solo.
Nel Bel Paese reale, invece, uno solo è il fornitore elettrico ex monopolista e tuttora controllato per più del 30% dallo Stato, in un mercato dell’ energia pseudo liberalizzato teatro di continue scorrettezze e soprusi a danno dei consumatori, senza che l’ Autorità di regolamentazione intervenga a loro tutela.
Le autorità istituzionali farebbero bene a misurarsi con questi problemi e risolvere le loro contraddizioni.
Buon lavoro…
Aldo Garuti, Genova