Sostenere la rata del mutuo è un impegno sempre più gravoso per un crescente numero di famiglie italiane. E le difficoltà incontrate per far fronte al caro-rate si traducono sempre più spesso in una debacle, tanto che quest’anno il numero di pignoramenti ed esecuzioni dovrebbe salire del 19%. A pesare sui portafogli delle famiglie – evidenzia uno studio dell’Adusbef – è il fatto che i mutui erogati sono in gran parte, il 91%, a tasso variabile, quindi suscettibili “anche per la rapidità delle banche italiane” nel trasferire le decisioni di politica monetaria, a ogni ritocco del costo del denaro.
Secondo i dati dell’Osservatorio mercato immobiliare dell’Agenzia del Territorio, la durata media dei nuovi mutui erogati tende ad allungarsi: nel 2004 era pari a 18,4 anni, mentre nel 2006 si è attestata a 22,2 anni, con un aumento del +19,4%. Il caro-casa pesa su 3,6 milioni di famiglie italiane, di cui 1,7 milioni è alle prese con l’affitto mentre il restante 1,9 milioni fatica a far onore a fine mese al pagamento della rata del mutuo. Secondo le stime – precisa l’Adusbef – le procedure immobiliari o pignoramenti sarebbero pari al 3,5% del totale dei mutui, quindi a circa 120.000 su 3,5 milioni del totale, “perché la maggior parte di essi è stato erogato a tasso variabile e risente del rialzo dei tassi della Bce, quando negli anni 2003-2004 i tassi di interesse erano arrivati ai minimi storici e tutti gli indicatori stimavano un loro aumento”. Solo a Milano i pignoramenti e le esecuzioni dovrebbero salire quest’anno del 22%, mentre a Roma l’incremento dovrebbe attestarsi al 21%. In Italia poco meno della metà dell’acquisto di abitazioni (il 47,8% nel 2006 in base ai dati dell’Osservatorio Immobiliare) è finanziato con la tecnica del mutuo ipotecario: il capitale erogato con il mutuo ipotecario rappresenta circa il 55% del capitale erogato mediante mutui ipotecari. Secondo l’Adusbef, “per colpa delle banche”, il 91% dei mutui italiani sono a tasso variabile: gli istituti – prosegue l’associazione dei consumatori – hanno “costretto milioni di consumatori, ad accendere mutui a tasso variabile quando, specie nel 2004, i tassi di interesse erano ai minimi storici e non si doveva consigliare o imporre (molte banche non erogavano proprio i tassi fissi) agli utenti bancari, di essere gravati di pesanti prestiti di lungo periodo (30-40 anni) a costi apparentemente più bassi che però, con il rincaro del costo del denaro, solo due anni dopo diventavano sempre più insostenibili”. Il tasso di interesse iniziale medio – emerge dall’analisi dei dati dell’Osservatorio Immobiliare – è passato dal 3,85% del 2004 al 4,47% del 2006, ossia è salito di 0,62 punti percentuali (+16%). Ma non solo solo le famiglie italiane ad essere in difficoltà per il caro-mutui: i dati diffusi dall’ultimo Bollettino mensile della Bce mostrano come nel terzo trimestre le richieste di finanziamenti per l’acquisto di una casa sono scese del 15%, che si va ad aggiungere alla flessione del trimestre precedente. Ciò in parte è legato – secondo l’Adusbef – all’aumento dei tassi e alle maggiori garanzie richieste dopo la crisi dei mutui subprime statunitensi. E in Germania, la prima economia europea, le cose non vanno meglio: a ottobre 2007 i tedeschi hanno registrato un incremento delle insolvenze del 20% e alla fine dell’anno si potrebbe sforare quota 100.000. Dal 1999 ad oggi sono circa 400.000 i tedeschi che non sono riusciti a onorare i debiti contratti, un quarto solo nel 2006, quando sono state registrate 92.000 dichiarazioni di insolvenza.
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