Con proprio decreto entrato in vigore l’ 1 settembre scorso, il Ministro per lo sviluppo economico ha disposto – con diverse scadenze in relazione alla data di installazione dei singoli impianti – una verifica straordinaria degli ascensori messi in esercizio prima del 30 giugno 1999, finalizzata alla realizzazione di un’ analisi delle situazioni di rischio – ben 74 – specificate in un allegato al decreto stesso.
La verifica dovrà essere richiesta dai proprietari o, nei condominii, dagli amministratori condominiali, in occasione della prima verifica biennale programmata sulla base della vigente normativa (che, com’ è noto, prevede anche un controllo manutentivo semestrale).
Successivamente, gli stessi soggetti (gli amministratori, peraltro, previa deliberazione dell’ assemblea condominiale) dovranno – in questo caso, con scadenze legate al tipo di rischi ritenuti presenti – realizzare i conseguenti interventi di adeguamento. Per gli immobili storico – artistici, il provvedimento del ministro Scajola prevede particolari, apposite norme.
La Confedilizia ha assunto una posizione critica sul decreto in parola (riservandosi, se non venisse modificato, anche di impugnarlo avanti la giustizia amministrativa, come già ha fatto in occasione di un precedente provvedimento sempre del ministro Scajola e sempre in materia di ascensori, provvedimento rimasto poi inattuato) sulla base del fatto che, in un momento di crisi che attanaglia le famiglie italiane, il decreto appena varato impone a condòmini e proprietari di casa ingenti spese (circa 15mila euro per ascensore, per un totale in tutta Italia di 6 miliardi di euro, secondo calcoli delle imprese del settore diffusi da Monti ascensori, una delle maggiori aziende del ramo), e questo per gravosi adempimenti peraltro non previsti da alcuna normativa cogente dell’ Unione europea. Come – ha fatto presente la Confedilizia – se la sicurezza potesse essere diversa da Paese a Paese d’ Europa.
Corrado Sforza Fogliani
presidente Confedilizia