Il ritardo di mesi con cui il Dpr n. 59 / 2009 è uscito sulla Gazzetta Ufficiale è stato anche dovuto a uno scontro di opinioni e interessi sulla parte in cui si ostacolava la trasformazione di impianti termici centralizzati in impianti singoli. Il testo definitivo è stato “ammorbidito”: si permette che un tecnico giustifichi, con cause di forza maggiore, la necessità della trasformazione della caldaia condominiale in tante singole oppure spieghi quali sono gli impedimenti che vietano l’ adozione della contabilizzazione del calore (cioè la possibilità di spegnere o regolare i caloriferi in ogni singolo appartamento, pur serbando la caldaia centralizzata, pagando poi le bollette in proporzione al consumo).
Tuttavia sembrano molto rari i casi in cui il termotecnico possa affermare che non è possibile mantenere l’ impianto unico o è difficile installare i contatori calore, in occasione del rifacimento dell’ impianto. Nel primo caso l’ impedimento più serio parrebbe quello del passaggio dall’ alimentazione a gasolio a quella a metano, che crea due tipi di problemi. Il primo è che può essere necessario intubare le canne fumarie con condotti di diametro inferiore rispetto a quelli previsti per i fumi del gasolio. Il secondo, più serio, è il fatto che i locali che ospitano le caldaie centralizzate a metano necessitano di maggiore aerazione di quelli per caldaie a gasolio (il metano è un gas e non un liquido). Quindi potrebbe essere necessario spostare la caldaia altrove.
Difficile invece trovare ostacoli per la contabilizzazione, in quanto si tratta di installare valvole sui caloriferi e porre degli apparecchietti di controllo nella centrale termica e / o nei singoli appartamenti. Invece, la trasformazione dal centralizzato al singolo è più problematica: per le norme tecniche la singola caldaietta deve disporre di una canna fumaria con sbocco oltre il tetto, o comunque sboccare in canne ramificate collettive particolari, che servono pochi appartamenti.
L’ installazione di camini e canne fumarie può essere molto costosa e talora impossibile per ragioni di decoro del fabbricato (se si vogliono mettere esterne) o per mancato rispetto delle distanze tra i comignoli sul tetto. Solo se l’impianto di riscaldamento è già passato in precedenza da una gestione individuale a una collettiva è più facile tornare al sistema antico, tentando, se possibile, di utilizzare le vecchie canne fumarie.
Fonte. il Sole24ore