Alla Camera dei Deputati è iniziata l’analisi della manovra economica sulla quale quasi certamente il Governo chiederà l’approvazione con il voto di fiducia. Il contenuto del provvedimento relativo alle politiche abitative, se non profondamente modificato, produrrà un effetto devastante sulle famiglie che versano in grave difficoltà economica e sono in attesa di poter accedere ad una casa in affitto a basso costo. Non assegna risorse: dopo l’enorme spreco di denaro dovuto all’annullamento dell’ICI, per la realizzazione del piano casa non viene stanziato nemmeno un centesimo di finanziamento, le uniche risorse messe in campo deriveranno dalla dismissione del patrimonio abitativo gestito dagli ex IACP oltre alla speranza di investimenti privati. Demolisce il servizio abitativo pubblico: la decisione di dismettere l’intero patrimonio abitativo pubblico, priva il Paese di un servizio già gravemente insufficiente quale quello della casa pubblica. Tra l’altro in contraddizione con la relazione di illustrazione del disegno di legge presentata dal governo, in cui si denuncia l’enorme gap tra la dotazione di case popolari dell’Italia e quella dei restanti paesi europei.
È costituzionalmente illegittimo: in quanto espropria regioni e comuni della competenza esclusiva in materia di Edilizia Residenziale Sociale e di politiche di governo del territorio, più volte confermato dalla Corte Costituzionale. È strategicamente sbagliato: il Piano si propone di realizzare quasi esclusivamente alloggi da mettere in vendita e non tiene in considerazione che le fasce sociali a cui si rivolge non hanno nessuna possibilità di accesso al mercato del credito, visto l’alto costo del denaro e l’incapacità delle famiglie di offrire agli istituti di credito le necessarie garanzie per l’accensione di un mutuo. Il Piano non prevede riserve di alloggi destinati alla locazione permanente, mentre tutti gli analisti ritengono quella dell’offerta in affitto sociale e sostenibile la vera necessità del mercato abitativo nel nostro Paese.
È razzista: il provvedimento esclude dall’accesso agli alloggi realizzati dal Piano e dal diritto al Fondo Sostegno all’Affitto i cittadini stranieri con un periodo di residenza in Italia inferiore a 10 anni e sotto i 5 anni nelle regioni che indiranno i bandi. Come tutte le espressioni razziste, oltre ad essere incivili sono anche stupide. Escludere milioni di persone da un diritto di cittadinanza e di integrazione vera, nel caso specifico, significa non permettere al mercato l’opportunità di intercettare risorse derivanti da una importante quota di percettori di reddito. Guido Piran, Segretario Generale del sindacato inquilini promosso dalla CISL, si appella a tutti i gruppi parlamentari, alle rappresentanze sociali, alle associazioni del volontariato sociale, in particolare a quelle che agiscono in difesa dei più poveri e degli stranieri in difficoltà, affinché facciano sentire la propria voce per modificare l’impostazione del Piano casa e impedire l’ulteriore proliferazione di norme xenofobe nella legislazione italiana. “Il SICET”, continua Piran, “si farà parte attiva nella predisposizione di proposte di riordino della normativa sulle politiche abitative, per dare reali opportunità abitative alle famiglie disagiate, agli anziani e ai giovani e per contribuire in modo corretto allo sviluppo economico del Paese”.
– Sicet-