Sicet e Sindacati Inquilini chiedono al Governo di cambiare rotta

di Redazione Commenta

Gli articoli 11 e 13 della manovra economica del Governo contengono le misure definite: “Piano casa”. Il Piano prevede la realizzazione di programmi regionali. Di edilizia (cosiddetta) sociale,da attuarsi con accordi di proget-financing tra regioni e privati, definendo : Costituzione di fondi immobiliari destinati alla valorizzazione e all’increment dell’offerta abitativa. Alienazione del patrimonio abitativo pubblico i cui proventi saranno destinati alla costruzione di nuove case popolari; forti premialità in aumento di diritti edificatori; concessione di edificabilità delle aree a standar urbanistico destinato a servizi; utilizzo delle modalità per lo snellimento burocratico previste dalla legge obiettivo. Il SICET e gli altri sindacati degli inquilini hanno fortemente contestato il Piano governativo, specificando che le critiche derivano specificatamente dai seguenti motivi:
1) Non ci sono risorse economiche nuove;
2) Il Piano utilizza stanziamenti per programmi e progetti in fase di realizzazione;
3) Non è rispondente alle esigenze reali dei portatori dei bisogni abitativi;
4) Il provvedimento sfugge le competenze costituzionali esclusive delle regioni e degli enti locali in materia di legislazione urbanistica e di edilizia residenziale pubblica;
5) Così come è scritto il Piano è di difficile realizzazione a causa delle imprecisioni e della mancata regolamentazione degli strumenti operativi (ad esempio dei fondi immobiliari).
In pratica il ministro Tremonti cerca di mantenere inalterata la sua fama di inventore della finanza creativa e ci propina una scopiazzatura disordinata di programmi regionali, in particolare della Lombardia, con l’obiettivo dichiarato di marcare una qualche differenza col precedente Governo. La questione delle risorse è il problema centrale.

Si prendono i soldi stanziati nella finanziaria per il 2007, quelli del programma per l’emergenza abitativa concordati al Tavolo di concertazione nazionale sulla politica abitativa, quelli della finanziaria per il 2008 per costituire una società a cui conferire il patrimonio del demanio militare, quelli dei contratti di quartiere, in tutto fanno circa 980 milioni di euro e si cambia modo di spenderli. Non si aggiunge un centesimo di soldi freschi. I programmi da cui si distolgono le risorse sono per circa il 70 % destinati a edilizia sovvenzionata, per il passaggio da casa a casa gli sfrattati, attaverso progetti di recupero, completamento, ristrutturazione di 12.500 alloggi di proprietà dei comuni o degli ex IACP; l’altro 30% circa sono destinati a programmi di recupero e di rigenerazione urbana di quartieri in crisi, gli alloggi derivanti da questi programmi sarebbero stati resi disponibili per famiglie escluse dalle graduatorie di edilizia residenziale pubblica e affittate a un canone sostenibile da definire a livello regionale.

Il Piano di Tremonti si propone di realizzare alloggi in affitto a varie entità di canone da definire non si sa come, il 40% del realizzato sarà proposto in vendita, non si capisce a quale prezzo.
Ci sono forti dubbi di illegittimità costituzionale del provvedimento, nel senso che la Corte Costituzionale ha già emesso numerose sentenze di illegittimità nei confronti di norme simili a quelle che ci troviamo di fronte. In particolare il contenuto dell’articolo 13 sulla dismissione del patrimonio abitativo delle regioni è stato dichiarato illegittimo dalla sentenza 94/07 della Corte. L’illegittimità non si ferma alla vendita degli alloggi pubblici, ma interviene anche sulle norme urbanistiche di competenza dei comuni. Il SICET e gli altri sindacati degli inquilini sta svolgendo una fitta attività di incontri a tutti i livelli istituzionali, in particolare a livello parlamentare allo scopo di far modificare il provvedimento del governo.

In particolare il prossimo 15 Luglio ci sarà l’autoconvocazione del tavolo di concertazione nazionale sulle politiche abitative a cui hanno dato la loro adesione le confederazioni CGIL CISL UIL, l’associazione dei comuni, le regioni, Confservizi, Federcasa, le centrali cooperative e molti altri soggetti interessati. L’obiettivo dei promotori è di far capire ai ministri interessati Sacconi e Matteoli che occorre cambiare strada, soprattutto che si riprenda il tavolo di concertazione e da lì si riparta.

www.sicet.it

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