Coinvolgere le industrie che consumano energia negli investimenti necessari alla costruzione di una centrale nucleare in cambio di una fornitura di energia a basso costo per tutta la durata di esercizio: questa è, in sintesi, il cosiddetto modello finlandese. L’inviato Emanuele Perugini attraversa boschi di abeti e di betulle che si estendono uniformi a perdita d’occhio nei dintorni di Olkiluoto, dove si sta costruendo la nuovissima centrale. Osservando attentamente si accorge di essere in presenza di immense coltivazioni di legno per la cellulosa da trasformare in fogli di carta, mobili o scatoloni. Un’industria che presuppone un grande consumo di energia elettrica, “al punto che sono proprio le industrie che coltivano queste foreste a sostenere dal punto di vista finanziario la costruzione della centrale nucleare di Olkiluoto”. È grazie al sostegno dell’industria che la Finlandia, dopo venti anni di blocco totale sul nucleare, ha potuto decidere – primo in Europa occidentale – di tornare a costruire centrali nucleari, spiega Perugini. Lo stesso potrebbe succedere in Italia, dove il modello finlandese piace molto, tanto che “Luca Cordero di Montezemolo, nel discorso di commiato dall’assemblea generale di Confindustria, lo ha citato come punto di riferimento per un ritorno dell’Italia al nucleare”.
Diversi industriali e addetti ai lavori gli hanno fatto eco. Da Fulvio Conti amministratore delegato e direttore generale dell’Enel a Giuliano Zuccoli dell’Edison, passando per Alessandro Clerici, presidente del gruppo di lavoro sul ruolo del nucleare in Europa del World Energy Council, che spiega come “l’approccio adottato in Finlandia annulla i rischi di mercato e permette di spuntare prestiti dalle banche a tassi relativamente bassi”.
Il consorzio Tvo, nato nel 1969 per finanziare i primi due impianti, Olkiluoto 1 e 2, e ora attivo per la realizzazione di Olkiluoto 3 e 4, “non ha scopo di lucro e non paga tasse”. Un aspetto che senz’altro attrae del modello finlandese, insieme alla buona gestione del problema delle scorie e all’energia a basso costo. I clienti del consorzio Tvo pagano infatti l’elettricità a prezzi molto bassi, tra i 35 e i 40 euro a MWh, inclusi i costi di gestione delle scorie e del futuro smantellamento della centrale. Questo perché la sessantina di società che fanno riferimento ai sei principali azionisti di Tvo “ritirano a prezzo di costo e distribuiscono ai loro clienti l’energia prodotta nelle centrali nucleari, invece che venderla sul mercato e dividersi gli utili”.
Oltretutto, “l’operazione garantisce che la corrente prodotta verrà pagata a prezzo costante per almeno 60 anni, tanto quanto vale la licenza per la centrale”. Stabilità, quindi: termine che piace molto a tutti, anche “al sistema finanziario, che infatti supporta per quasi l’80 per cento i circa 3,2 miliardi di euro necessari per la costruzione della maxi centrale da 1.600 MW di Olkiluoto 3, che dovrebbe entrare in funzione nel 2011”
Per il Nucleare il modello finlandese come esempio
di 4 Giugno 2008Commenta