Facile fa usare e da stoccare, utilizzabile in una vasta gamma di impianti di riscaldamento (dalle stufe a pellet alle caldaie centralizzate), il pellet è diventato la fonte principale di riscaldamento domestico per oltre due milioni di famiglie italiane negli ultimi anni. E se l’aumento dei prezzi legati al caro energia ha inciso anche sul pellet, portando il prezzo al sacchetto a quotazioni doppie rispetto alla media, le ultime novità sono tutte di segno positivo e lasciano finalmente spazio a un’inversione di tendenza.
Un’opzione sempre più competitiva
Il successo crescente del pellet è dovuto a vari motivi, tra i quali:
- l’aumento delle capacità di produzione, che nel tempo lo ha reso più conveniente
- la diffusione, in vari paesi europei, delle politiche di incentivi per promuoverne l’utilizzo
- il fatto di essere una fonte di energia rinnovabile e pulita (derivato da biomasse come legno e residui agricoli, consente di ridurre le emissioni di anidride carbonica).
Tutto ciò ha reso il pellet un’opzione sempre più competitiva rispetto ad altre fonti di energia, come il gas e il petrolio. A queste ragioni se ne aggiungono ora altre due non meno importanti: la riduzione dell’Iva sul pellet dal 22 al 10% e l’approvazione di nuovi standard di certificazione, il che corrisponde a buone notizie da una parte sul fronte economico, dall’altra su quello della qualità. Vediamo nel dettaglio di che cosa si tratta.
Riduzione dell’Iva sul pellet dal 22 al 10%
L’Italia rientrava fino a oggi tra i paesi con la maggiore aliquota Iva applicata al pellet: 22%. Una percentuale che, insieme all’aumento dei costi delle materie prime, ha avuto un peso non da poco sulle spese di riscaldamento degli italiani.
La Legge di Bilancio 2023, approvata nei mesi scorsi e ora in vigore, stabilisce invece una nuova aliquota Iva sul pellet: 10% anziché 22%. Una riduzione di ben 12 punti percentuali, che incide in modo significativo sul costo del prodotto finale.
La misura, finalizzata a contenere il caro energia e a sostenere le fonti rinnovabili, è stata fortemente sostenuta da AIEL (Associazione Italiana Energie Agroforestali), accolta con favore dagli operatori del settore, e naturalmente dai cittadini.
Nuovi standard di certificazione: consumatori più tutelati
Per quanto riguarda la seconda novità, iniziamo col dire che la revisione degli standard riguarda la certificazione ENplus®, e cioè l’insieme dei parametri qualitativi che certifica circa l’80% del pellet venduto in Europa per il riscaldamento domestico.
Gli standard ENplus® sono stati sviluppati dallo European Pellet Council (EPC) per garantire che il pellet rispetti determinati criteri di qualità, suddivisi in “classi” che ne misurano diametro, lunghezza, contenuto idrico (umidità), ceneri, durabilità meccanica, densità apparente, potere calorifero e additivi.
Stabiliscono inoltre i requisiti necessari alle aziende per disporre del certificato, i requisiti di utilizzo del marchio ENplus® e quelli relativi agli organismi di certificazione.
l processo di revisione di questi standard, avviato nel 2018 per adeguarli al quadro attuale di mercato e alle norme ambientali, è stato condotto da un gruppo di lavoro composto da autorità pubbliche, rappresentanti dell’industria e dei consumatori. Nel comitato di revisione finale, l’Italia è stata presente con 3 partecipanti sui 15 complessivi.
La revisione si è conclusa dopo quattro anni di lavoro e i nuovi standard sono in vigore dal 1° gennaio 2023, mentre il tempo di adeguamento previsto è di 1 anno (ciò significa che le aziende certificate secondo i vecchi criteri potranno conformarsi entro il 1° gennaio 2024).
L’insieme delle norme è molto complesso e dettagliato. Di seguito, vediamo in sintesi alcune delle novità che interessano più da vicino i consumatori.
Migliore qualità del pellet
Per quanto riguarda i criteri di qualità relativi al pellet, i nuovi standard ENplus® prevedono tre ulteriori classi, che richiedono di indicare: la densità particellare, la presenza di particelle fini (intendendo per particella fine un frammento di pellet di lunghezza compresa tra i 3,12 e i 5,6 mm) e la percentuale di pellet di lunghezza inferiore a 10 mm.
Queste classi sono in linea con la revisione della norma tecnica ISO 17225-2, già in vigore da giugno 2021. Tutte le altre classi, con i relativi parametri, rimangono invariate.
Maggiore tracciabilità del pellet e trasparenza nei controlli
I nuovi standard ENplus® stabiliscono che ogni sacchetto di pellet debba essere timbrato con un numero seriale indicante l’azienda responsabile del confezionamento, la data, il sito e il lotto di produzione. Scopo di questa norma è agevolare l’identificazione dei prodotti non-conformi all’interno della catena di fornitura: per contrastare l’immissione sul mercato di pellet non certificato e ridurre la possibilità di truffe.
Nella sezione relativa agli organismi di certificazione e analisi, i nuovi standard introducono infine alcune modifiche per implementare l’integrità del sistema, rendere più efficaci i controlli sulle attività degli Uffici nazionali ENplus® e garantire l’applicazione uniforme dei requisiti di certificazione.