Le famiglie italiane verso un nuovo profilo finanziario
La condizione finanziaria delle famiglie italiane, da sempre caratterizzata da un’elevata propensione al risparmio e da una bassa quota di debiti sul reddito disponibile, se confrontata con la media delle famiglie europee, ha rappresentato fino ad oggi un baluardo naturale sia contro gli effetti negativi del ciclo economico, sia contro il ”rischio Paese” associato al pesante fardello del debito pubblico.
Tuttavia, l’eredità della recessione del biennio nero 2008‐2009, che in molti casi ha costretto le famiglie ad attingere forzosamente allo stock di risparmio accumulato, nonché l’incertezza su prospettive economiche e capacità dei redditi di sostenere la dinamica inflattiva registrata a livello continentale, costituiscono il contesto entro cui il nuovo profilo della situazione finanziaria delle famiglie, si va di anno in anno, consolidando.
Nel 2010, il tasso di risparmio delle famiglie italiane è sceso ulteriormente sotto i livelli dei due principali partner europei (12%, contro il 15,5% in Francia e il 17% in Germania) proseguendo una tendenza di lungo periodo che ha contrassegnato, con poche soluzioni di continuità, gli ultimi due decenni e che ha finito col modificare sostanzialmente l’immagine tradizionale del consumatore italiano, come un individuo propenso a mettere da parte risparmi in misura maggiore rispetto a quanto riscontrabile nelle altre economie avanzate occidentali.
Si tratta di una modifica che è andata, peraltro, accompagnandosi ad una graduale evoluzione del comportamento delle famiglie consumatrici italiane anche sul fronte dell’indebitamento. Lo stock di debito finanziario in rapporto al reddito disponibile rimane in Italia inferiore a quello medio della Zona Euro (66% contro un livello del 99% nella media dell’area e dell’80‐90% in Francia e Germania.
Esso è, tuttavia, cresciuto nella seconda metà degli anni Duemila in misura molto rapida, superiore a quanto verificatosi nel resto dell’area della moneta unica. Per la componente dell’indebitamento diversa dai mutui (credito al consumo e altri prestiti, pari a circa un terzo del reddito disponibile), le famiglie italiane appaiono ormai allineate a quelle tedesche e sostanzialmente più esposte di quelle francesi.
Può questa fase di difficoltà delle famiglie considerarsi in via di superamento col proseguire nel 2011 della pur debole fase di ripresa economica? Alla luce degli andamenti riscontrabili in questo scorcio dell’anno e delle previsioni per i prossimi mesi, un’inversione delle recenti tendenze appare poco probabile. I redditi nominali da lavoro confermeranno il sentiero di recupero, avviato nel 2010. Tuttavia, la persistente debolezza del mercato del lavoro e l’impatto delle misure di risanamento fiscale (congelamento degli aumenti retributivi nel pubblico impiego) ne conterranno la dinamica.
Il rialzo dell’inflazione, innestato dalle materie prime, continua ad erodere i redditi nominali, con la concreta possibilità che il potere d’acquisto delle famiglie si contragga nuovamente nel 2011, per il quarto anno consecutivo. In questo quadro, i consumi delle famiglie, per quanto frenati dall’inflazione, dovrebbero conservare un’evoluzione moderatamente positiva, analoga a quella registrata nel 2010, con una conseguente nuova contrazione della propensione al risparmio.
Le famiglie italiane e l’investimento immobiliare secondo l’Indagine Nomisma 2011
di 8 Luglio 2011Commenta