Concordi i costruttori sulle semplificazioni per riqualificare le città e rendere più trasparenti i metodi di gara, male invece il tetto massimo alle riserve e lo stallo delle risorse.
Secondo Buzzetti, il pacchetto di norme introdotte dal provvedimento, che snellisce e semplifica i metodi di gara e alcune procedure in materia urbanistica, rappresenta un segnale positivo. ”Le norme che consentono finalmente di abbattere e ricostruire un edificio cambiandone la sagoma e la destinazione d’uso vanno nel senso da noi da sempre auspicato di consentire anche in Italia, come avviene in tutto il mondo, di avviare un processo serio di riqualificazione delle nostre città”.
”Siamo da sempre contrari a ogni forma di deregulation – ha dichiarato il presidente dell’Ance – e ci siamo da sempre battuti perché venissero intensificati i controlli e le regole fossero applicate, ma non possiamo che condividere il principio di un sostanziale snellimento delle procedure che rendono ingessato il settore edile e fanno perdere competitività al nostro Paese”. Finalmente, secondo Buzzetti, dal piano casa si passa ”al piano città”.
Sul fronte delle opere pubbliche l’Ance condivide la scelta di preferire all’utilizzo del cosiddetto massimo ribasso, che favorisce le infiltrazioni della criminalità organizzata, metodi di gara alternativi, come l’esclusione automatica delle offerte anomale.
Negativo, invece, il giudizio dell’Ance sulle misure che prevedono un tetto massimo alle riserve del 20% che penalizza le imprese anche nel caso di evidenti carenze ed errori nelle fasi progettuali. Inoltre, secondo Buzzetti, manca una chiara quantificazione delle risorse che sono state decise da tempo, ma che ancora non vengono messe in campo e senza le quali il settore non può ripartire.
Soddisfazione – ma con riserva – per l’approvazione del Decreto Sviluppo è stata espressa anche presidente dell’OICE, Braccio Oddi Baglioni. ”È solo un primo passo nella direzione di rendere più trasparenti e aperte al mercato le procedure che riguardano l’aggiudicazione degli appalti pubblici. Confidiamo, però, di poter riproporre attraverso degli emendamenti al testo del decreto approvato dal Consiglio dei Ministri le misure che mancano per completare il processo di semplificazione avviato dal ministro Matteoli”.
Oddi Baglioni osserva che il provvedimento ha recepito solo alcune tra le modifiche alla normativa sugli appalti proposte dall’Oice al tavolo con il Ministero. Tra queste: la proroga al 31 dicembre 2013 delle norme che agevolano le imprese di costruzioni e i progettisti a partecipare alle gare di appalti presentando i requisiti sui tre/cinque migliori anni del quinquennio/decennio; l’innalzamento da 100.000 alla soglia comunitaria di 193.000 euro del limite per procedere all’esclusione automatica delle offerte anomale negli appalti di servizi (oltre che di lavori e forniture), anche in questo caso in via transitoria fino a tutto il 2013; verifica online dei requisiti dichiarati dalle imprese appaltatrici in gara e trasmissione da parte delle stazioni appaltanti alla Banca Nazionale dei dati dei contratti pubblici (presso l’Autorità), dei certificati dei servizi svolti risolvendo molti problemi fonte di contenzioso; l’obbligo per le stazioni appaltanti di predisporre i bandi sulla base di modelli-tipo approvati dall’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici, con il parere del Ministero delle Infrastrutture.
Fonte: casaeclima