Immobiliare, piano casa e detrazione 55%: le proposte di Finco per smuovere il settore
Premi di cubatura, il problema delle sagome, l’ecoprestito e il 55% antisismico
Sei proposte Finco per la riqualificazione del nostro patrimonio Immobiliare
La prima consiste nel trasformare le agevolazioni in permanenti se si vuole evitare il picco e poi il riflusso, sempre drammatico perché si sono impegnati capitali e risorse umane per fare fronte alla eccezionale contingenza. Sia le imprese che i cittadini dovrebbero poter con calma pianificare la fruizione delle agevolazioni.
Tale permanenza di benefici consentirebbe peraltro più facilmente l’erogazione della agevolazione del 55% anche per la “riqualificazione sismica” poiché spalmerebbe su più anni la perdita per l’Erario, che in realtà sarebbe anche compensata dal maggior gettito generato dalla ripresa delle attività.
A quanto sopra andrebbe abbinato il fondamentale innalzamento del tenore dell’agevolazione per l’abbattimento e la ricostruzione dall’attuale medio 35% ad almeno il 50% onde rendere conveniente tale operazione nelle aree urbane degradate o comunque periferiche dove essa è auspicabile (e consentita), tenuto conto dei prezzi di mercato in dette aree.
La seconda riguarda il trattamento da riservare ‐ in deroga – alla tipologia di maggioranza necessaria per attuare le misure di abbattimento e ricostruzione con premio volumetrico in sede di condominio qualora si voglia agire con riferimento alle misure di efficienza energetica. Nelle città questa misura sarebbe decisiva ed affronterebbe il vero tema sotto il profilo della riqualificazione energetica, che è quello del patrimonio esistente.
La terza, come da più parti evidenziato e già accolto in alcune Regioni, riguarda la necessità di una estensione generalizzata del Piano anche ai manufatti industriali e commerciali e non solo a quelli residenziali.
La quarta è contenuta nella lettera a suo tempo indirizzata da Confindustria – Finco al Ministro Tremonti e consiste nell’ampliamento della platea delle categorie merceologiche cui è possibile applicare la detassazione degli utili reinvestiti anche a tutte quelle riguardanti i beni strumentali per l’edilizia non già ricompresi nel codice ATECO 28.
La quinta riguarda l’Ecoprestito. Essa si inquadra nel percorso volto alla riduzione del 20% delle emissioni climalteranti nonché all’incremento di una analoga percentuale in relazione al risparmio energetico ed all’uso di energia rinnovabile come da Direttiva europea. La proposta avanzata da Finco prevede l’accesso a prestiti agevolati a tasso 0 per 10 anni fino ad un massimo di 30.000 euro per ciascun beneficiario.
Onde accedere a tale “ecoprestito” occorrerebbe certificare ‐ attraverso un progettista iscritto all’Ordine – di aver effettuato almeno due interventi che vanno dall’incremento dell‘efficienza energetica delle coperture e delle pavimentazioni a quello dei muri perimetrali e delle finestre, porte esterne e schermature solari, all’installazione di apparecchiature e sistemi per riscaldamento e produzione di energia elettrica ed acqua calda utilizzanti fonti rinnovabili o assimilate.
La misura concorrerebbe all’abbattimento delle emissioni inquinanti del patrimonio costruito e potrebbe essere finanziata fino alla concorrenza di una cifra da individuare dalle Fondazioni Bancarie, e/o dalla Cassa Depositi e Prestiti. L’Ecoprestito potrebbe essere rimborsato in dieci anni, ma i lavori dovrebbero iniziare entro il 2011 e terminare al massimo entro l’anno successivo.
La sesta, non meno importante, è la necessità di prevedere una proroga al 2013 ‐ ma possibilmente una stabilizzazione ‐ della misura riguardante il bonus del 55% per la riqualificazione energetica degli edifici. Essa va nel senso di contribuire alla quanto mai necessaria efficientizzazione del costruito nazionale, in quello di far emergere notevoli porzioni di lavoro nero, nonché in quello di corroborare una parte vitale della industria nazionale e della connessa occupazione.
Fonte: casaeclima