Sono 1.650 su 1.700 le medie imprese di costruzioni nel settore delle infrastrutture di trasporto che rischiano, nei prossimi tre anni, di uscire dal mercato delle opere pubbliche. E’ quanto emerge dallo studio del Cresme (Centro ricerche economiche e sociali di mercato per l’edilizia), presentato questa mattina a Roma.
Negli ultimi due anni, dal 2005 al 2007, il valore delle opere pubbliche appaltate si è ridotto del 19% per un valore complessivo di 63,4 miliardi di euro a fronte dei 78,4 miliardi di euro dei due anni precedenti. Questa contrazione, secondo il Cresme, ha prodotto effetti nefasti in particolare per le piccole e medie imprese. Tra il ’99 e il 2005, infatti, l’importo dei bandi di gara per i lavori di grandi dimensioni è cresciuto del 1.359% a fronte di una crescita delle altre tipologie dimensionali di molto inferiore (+5,9% per i lavori di importo inferiore ai 5,3 milioni di euro e +88% per la fascia compresa tra il 16,7 e gli 83,3 milioni di euro). Le previsioni per il prossimo triennio sono ancora più preoccupanti. La spesa per gli investimenti in opere pubbliche si ridurrà del 2,5% nel 2008 e del 3,3% nel 2009. “Il comparto dei trasporti e della mobilità rappresenta il segmento più importante del mercato delle infrastrutture del nostro Paese – lo ha detto Paolo Buzzetti, presidente dell’Ance (Associazione nazionale costruttori edili) – bisogna cambiare strada e sostenere il sistema delle piccole e medie imprese per realizzare le opere che servono al Paese. Come? Rimodulando le risorse in modo più equilibrato, incentivando la costituzione di consorzi stabili e le fusioni per far crescere il tessuto imprenditoriale e soprattutto perseguendo una politica industriale per la media impresa che punti a salvaguardare e a potenziare i contenuti tecnologici e ingegneristici che rischiano un pericoloso processo di smantellamento”.
Fonte: Pirellire.com