Prevista diminuzione del valore degli immobili fra il 3 e il 5%
L’introduzione – prevista da un decreto in elaborazione al Ministero dell’ambiente – dell’obbligo di dotare di una certificazione acustica gli immobili (che dovrebbe, anche, essere consegnata in occasione di compravendite e locazioni) provocherà un aumento dei canoni e una diminuzione di valore degli immobili che la Confedilizia calcola fra il 3 e il 5% sulla base di un’indagine condotta fra le proprie Associazioni territoriali, che sono presenti su tutto il territorio nazionale.
Il calo potrà anche essere superiore nei centri storici delle città, già afflitti da problemi di costose ristrutturazioni che si rendono necessarie per evitare lo svuotamento determinato, fra l’altro, dalle difficoltà di accesso agli stessi con le autovetture.
La Confedilizia evidenzia che la previsione della classificazione acustica arriva, oltretutto, in un momento nel quale il mercato immobiliare segnala un calo medio dei prezzi del 5%, dovuto anche ai timori di un aumento della pressione fiscale conseguente all’approvazione della prevista nuova imposta municipale federalista.
”La commerciabilità dei beni immobili – ha dichiarato il Presidente della Confedilizia, Corrado Sforza Fogliani – è oggi frenata dagli adempimenti a fini fiscali che la manovra finanziaria pone, neanche in modo del tutto chiaro, a carico dei proprietari venditori in occasione di ogni compravendita.
La certificazione energetica si è rivelata un puro onere per la proprietà, che in sé non incide per niente – come invece propalavano i suoi sostenitori – sull’aumento o sulla diminuzione del valore dei singoli immobili nelle relative trattative.
Ora, arriva questa nuova certificazione acustica, che anch’essa non sposterà di un euro il valore degli immobili nelle trattative di compravendita, ma che – in compenso – si calcola che verrà a costare da cinque a dieci volte più della certificazione energetica.
In sostanza, costi certi e benefìci – sulla base dell’esperienza acquisita – da escludersi: proprio per questo, infatti, si vogliono queste certificazioni imposte per legge anziché rimesse alla libera volontà di condòmini e proprietari.
C’è da chiedersi a che punto si voglia arrivare e se la volontà di creare lavoro buroindotto, o di perseguire strade lastricate di teoriche buone intenzioni, faccia velo a proposito degli effetti dirompenti che anche il solo annuncio di provvedimenti di questo tipo comporta per un mercato già sofferente oltre che di continuo alimentato da preoccupanti incertezze”.
Fonte: Confedilizia