La Commissione Ue chiede informazioni supplementari al governo italiano su “certi vantaggi fiscali” previsti per le “chiese italiane”
Tra questi sembra spiccare l’Ici. Nessuna inchiesta però è stata ancora avviata. Si resta quindi in una fase interlocutoria di scambio, valutazione e analisi delle informazioni disponibili. La richiesta riguarderebbe una norma inserita nella Finanziaria 2006.
In Europa l’idea di competizione è una questione piuttosto seria. Distribuire vantaggi fiscali impropri, tanto da farli ricadere nella categoria degli aiuti di stato, prelude notoriamente all’apertura d’un confronto con la Commissione europea, braccio esecutivo dell’Unione. Infatti, non è un caso che tra i commissari una delle posizioni di maggior rilievo è oramai tradizionalmente riservata a chi è chiamato ad occuparsi di concorrenza.
Una questione di normale procedura
A questo riguardo, e in questo quadro, la notizia relativa alla richiesta di “informazioni supplementari”, indirizzata dalla Commissione Ue al governo italiano in riferimento a “certi vantaggi fiscali delle chiese italiane”, rientra in un menù di procedure alquanto fisiologico, rispetto alle competenze della Commissione, e in sintonia con le iniziative intraprese nel corso degli anni passati dal braccio esecutivo dell’Unione.
Dai soggetti interessati al merito
Piuttosto, il tratto che suscita apprensione e spinge la questione fuori dal terreno rituale riguarda i soggetti interessati e al centro delle richieste e delle perplessità avanzate dalla Commissione, ovvero, le “chiese italiane” e, in particolare, la Chiesa. Infatti, in relazione alle prime rivelazioni sul caso, la richiesta supplementare di informazioni riguarderebbe una norma inserita nella Finanziaria del 2006, in pratica l’ultima siglata dal governo Berlusconi.
La normativa nel mirino Ue
Questa norma prevede infatti l’esenzione dall’Ici degli immobili di proprietà della Chiesa adibiti a finalità commerciali. Peraltro, il vantaggio è riconosciuto anche alle altre religioni che hanno un accordo con lo Stato italiano e ad altri soggetti attivi nel no-profit. Bruxelles intenderebbe inoltre ricevere chiarimenti anche in relazione alle riduzioni d’imposta, del 50 per cento, che sono state concesse alle imprese commerciali della Chiesa. Insomma, l’intento è fare luce su benefici fiscali che da tempo alloggiano all’interno dei bilanci del Vaticano. A questo riguardo, oltre all’Ici, che interessando un settore affollato da attività economiche delimita un’area soggetta al rischio di distorsioni di mercato, è interessante rammentare come iniziative analoghe hanno già toccato i confini di altri Paesi dell’Unione, come la Spagna e il Belgio. Anche se in questo caso l’obiettivo dell’Antitrust europeo si è soffermato su questioni relative all’Iva e su vantaggi fiscali distanti dal caso in questione.
di Stefano Latini – Fisconelmondo.it