Linee guida strutturali per mercati sostenibili
Principi e orientamenti per lo sviluppo del settore immobiliare nazionale
Principio 9. Le politiche edilizie dovrebbero essere pianificate ed attuate considerando l’edilizia sociale una parte integrante e complementare del mercato immobiliare, nonché un mezzo per favorire la crescita economica, lo sviluppo urbano, la riduzione della tensione abitativa e degli insediamenti
informali.
CRITERIO
L’edilizia sociale può offrire opportunità di sviluppo per il mercato immobiliare e il settore dell’edilizia abitativa ed essere un fattore stabilizzante dello sviluppo economico. Una politica di edilizia sociale innovativa può contribuire al recupero e alla riconversione del patrimonio edilizio fatiscente o sottoutilizzato, alla stabilizzazione dell‘edilizia abitativa attraverso l’attuazione di programmi pluriennali di realizzazione di nuovi alloggi. Essa inoltre può contribuire allo sviluppo urbano e alla rivitalizzazione del settore, all’applicazione di solidi standard ambientali sia nelle nuove costruzioni che nelle ristrutturazioni, a stabilizzare i flussi migratori e ridurre le tensioni sociali.
In molti paesi occidentali esistono forme di sussidi per l’edilizia abitativa. Si ritiene che percentuali eccessivamente elevate di case in proprietà (ovvero oltre l’80 per cento) potrebbero costituire un disincentivo alla mobilità abitativa per ragioni di lavoro e di studio. Le condizioni fondamentali per una politica di edilizia sociale vincente sono le strategie pluriennali, la creazione di istituti e un contesto economico che stimoli investimenti continuativi e a lungo termine.
INDICATORI
1. La casa rappresenta un’esigenza di base per ciascun individuo che non sempre è possibile soddisfare con l’accesso diretto al mercato. Tuttavia tale accesso può essere sostenuto direttamente dagli Stati, o indirettamente, attraverso mutui a lunghissimo termine. Pertanto, in ciascun Paese dovrebbero essere sviluppate politiche di edilizia sociale in grado di rispondere alle esigenze di tutte le fasce della popolazione.
2. Le amministrazioni nazionali e locali, in funzione delle esigenze abitative del territorio, dovrebbero realizzare programmi a lungo termine per la realizzazione di alloggi a canoni di locazione agevolati, sia attraverso il recupero del patrimonio edilizio esistente, che mediante la realizzazione di nuovi alloggi. Si raccomanda pertanto una tempestiva pianificazione, in quanto l’attuazione dei programmi di edilizia sociale impiegano tra quattro e otto anni dall’iniziativa di partenza fino al momento in cui tali abitazioni vengono realizzate e diventano fruibili da parte degli utilizzatori a cui sono destinate.
3. Si rende necessaria una maggiore consapevolezza dell’importanza di un impegno e di un intervento da parte dello Stato nel promuovere l’edilizia sociale e soddisfare le esigenze della popolazione meno abbiente e delle fasce più vulnerabili. Inoltre, dovrebbe aumentare la consapevolezza sul fatto che dare una casa a chi ne ha bisogno è un obbligo dello Stato.
4. Le politiche di edilizia abitativa in locazione dovrebbero da una parte, favorire la mobilità per motivi di studio o lavoro e dall’altra, rispondere in modo concreto alle esigenze delle fasce a baso reddito (ad esempio attraverso detrazioni d’imposta da parte dello Stato o con canoni statali agevolati).
5. È necessario poter contare su un ampio sistema normativo che disciplini affitti, condomini, amministrazione e manutenzione, sussidi e edilizia sociale.
6. Le Public Private Partnerships nell’offerta di case hanno dato risultati convincenti in molti Paesi. Iniziative in tal senso dovrebbero essere sviluppate conformemente a quanto disposto nel Guidebook on Promoting Good Governance in Publica-Private Partnership dell’UNECE (New York e Ginevra, 2008)
7. L’edilizia sociale (edilizia pubblica, PPP, cooperative ecc.) dovrebbe essere sviluppata quale parte integrante dei mercati di edilizia abitativa. Essa dovrebbe competere con i mercati privati per frenare e stabilizzare la crescita dei prezzi.