La Bce nel Consiglio Direttivo del 7 aprile 2011 ha aumentato il tasso di policy di un quarto di punto percentuale, fissandolo all’1,25% con decorrenza dal 13 aprile u.s. Era dal 12 maggio 2009 che tale tasso era stabile al minimo storico dell’1%.

Dal report mensile dell’Abi a febbraio 2011 la dinamica dei finanziamenti destinati alle imprese non finanziarie è risultata del +5,1% (+4,3% il mese precedente; -2,9% un anno prima). In particolare, i finanziamenti bancari alle piccole imprese, hanno segnato – a febbraio 2011 – un tasso di crescita pari al +3%, valore che raggiunge il +4,8% per le famiglie produttrici.

Sostenuta rimane la dinamica tendenziale del totale prestiti alle famiglie (+8,3% a febbraio 2011, +7,7% il mese precedente e +7,5% a febbraio 2010). Della stessa intensità è stata la crescita dei finanziamenti per l’acquisto di immobili, risultata a febbraio pari al +8% (+7,8% il mese precedente e +8% a fine febbraio 2010). Inoltre, dalle segnalazioni del SI-Abi si rileva che a marzo 2011 il tasso medio ponderato sul totale dei prestiti a famiglie e società non finanziarie elaborato dall’Abi è rimasto fermo al 3,68%, lo stesso valore del mese precedente e 2 basis points al di sopra del valore di marzo 2010.

In assestamento, e sempre su livelli particolarmente contenuti, i tassi praticati sulle nuove operazioni alle imprese e in diminuzione quelli alle famiglie: a marzo 2011 il tasso sui prestiti in euro alle società non finanziarie si è posizionato al 2,82% (2,79% a febbraio 2011), mentre il tasso sui prestiti in euro alle famiglie per l’acquisto di abitazioni – che sintetizza l’andamento dei tassi fissi e variabili ed è influenzato anche dalla variazione della composizione fra le erogazioni in base alla tipologia di mutuo – è risultato pari al 3,05% (3,08% a febbraio 2011).

Dalle proiezioni e dalle analisi contenute nell’Osservatorio Regionale sul Costo del Credito (ORCC) promosso da Caritas Italiana e Fondazione Culturale Responsabilità Etica e realizzato in collaborazione con il Centro Culturale Francesco Luigi Ferrari, emerge che le famiglie italiane che hanno sottoscritto un mutuo per l’acquisto di un appartamento sono a rischio povertà. Circa una famiglia su quattro, infatti, non è più in grado di garantire il regolare pagamento della rata mensile concordata con la banca. Se si considerano poi le spese per la gestione (tariffe e bollette), quasi il 50% dei nuclei familiari è costretto a versare il 30% del proprio reddito per la casa, all’interno di uno scenario per niente tranquillizzante in cui il grado di indebitamento nel 2011 ha raggiunto gli stessi livelli registrati nel 2007, quando non era ancora scoppiata la crisi economico-finanziaria.

Il monitoraggio della situazione attuale di indebitamento e della sua evoluzione nel breve periodo, così come la mappa del rischio in Italia, chiama in causa diversi soggetti con diverse responsabilità: le famiglie con i loro comportamenti di consumo; gli istituti di credito che devono ‘accompagnare’ i clienti al risparmio; gli enti locali con le politiche del territorio da improntare al bene comune; lo Stato chiamato a mettere in campo interventi più equi di sostegno dei redditi.

Prendendo in considerazione il dato trimestrale, secondo Crif, l’andamento anno su anno degli ultimi quattro si dimostra piuttosto stabile. Si parte con un segno negativo sul confronto 2008 su 2007 (-2%), per poi passare a un +2% per i due confronti successivi, 2009 su 2008 e 2010 su 2009, per poi tornare a un -2% per il 2011 su 2010. La sostanziale crescita zero della domanda di mutui appare ancor più evidente osservando l’andamento cumulato del primo trimestre 2011 sugli anni precedenti: le variazioni non si discostano molto dallo zero (0 sia rispetto al 2009 che al 2007 e +1% rispetto al 2008).

Analizzando l’ultima rilevazione mensile, a marzo 2011 la domanda dei mutui ipotecari da parte delle famiglie italiane fa registrare un -3% (dato ponderato sui giorni lavorativi), rispetto al corrispondente mese del 2010. Analizzando la distribuzione per fasce di durata, emerge come nel primo trimestre 2011 la ripartizione sia sostanzialmente stabile fra le varie classi, senza variazioni di rilievo. La classe di durata compresa tra i 25 e i 30 anni continua ad essere quella maggiormente richiesta dalle famiglie italiane, con una quota del 30%. Anche per la distribuzione delle richieste di mutuo in funzione dell’importo non si rilevano variazioni significative rispetto al primo trimestre 2010.

La classe di maggior richiesta continua ad essere quella tra i 100.000 e i 150.000 euro. A marzo 2011 l’importo medio continua la sua ripresa, dopo il calo di gennaio, tornando sui valori di agosto. Stabile è anche la composizione della domanda in base all’età dei soggetti richiedenti mutui ipotecari, con variazioni di meno di un punto percentuale. La classe di età con maggior richiesta è quella dei clienti tra i 25 e i 44 anni.

I dati alla fine del primo trimestre 2011 danno delle chiare indicazioni che, rispetto alla ventilata ipotesi di un rialzo adottato nel brevissimo dalla Bce sul costo del denaro, il mercato finanziario si è già mosso in anticipo in questi primi tre mesi dell’anno (a partire dal’Euribor a 3 mesi che a gennaio era all’1,03% e oggi è all’1,26%).

Da un’analisi svolta da Ubh i punti salienti del trimestre sono tre: a) il primo trimestre 2011 evidenzia una ripresa dell’erogazione da parte delle banche, soprattutto verso clienti Prime, anche con massicce iniziative promozionali; in questo modo aumenta sempre di più il differenziale tra la rata pagata dai migliori clienti e le condizioni riservate alla clientela standard; quanto sopra conferma il trend in atto da almeno un anno di una situazione di ripresa, seppur ancora non consolidata, verso l’erogazione di mutui a clienti altamente solvibili; dal punto di vista degli istituti di credito viene posta particolare attenzione alla congruità e alla completezza della documentazione presentata; b) balzo in avanti dei mutui a tasso a fisso già durante i primi tre mesi del 2011; se i mutui a tasso fisso a fine 2010 erano solo il 10,2% del totale, a fine trimestre risultavano il 22,7% sul totale, con una crescita di oltre 10 punti; il crollo, probabilmente momentaneo, dei variabili col Cap; il mutuo a tasso variabile con Cap nel primo trimestre registrava un crollo rispetto al dato consuntivo di fine 2010: si è passati infatti dal 31,7% dei finanziamenti col ‘tetto’ al 13,6% di fine marzo 2011; c) cala l’importo richiesto per il finanziamento e aumenta la Ltv media; si riduce di quasi 7 punti percentuali l’importo medio finanziato: dai 135.000 euro del 2010 ai 126.000 euro del primo trimestre 2011; il dato starebbe a confermare da un lato la riduzione dei prezzi di vendita delle abitazioni in atto sul mercato immobiliare già da tempo e, dall’altro, la tendenza degli istituti di credito a favorire una clientela maggiormente solvibile che non necessita di forti somme da finanziare. La percentuale di finanziamento concessa dalle banche, in media, è leggermente cresciuta passando dal 63,2% del 2010 al 67% del primo trimestre.

Fonte: Tecnoborsa
www.tecnoborsa.it

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