Con la cedolare secca la perdita di gettito rispetto alle attuali entrate supera il miliardo di euro
L’approvazione del federalismo municipale farà scattare subito la cedolare secca sugli affitti, a valere dall’inizio del 2011, che riguarderà gli immobili affittati a uso abitativo e sostituirà l’attuale tassazione Irpef e dell’imposta di registro, con un prelievo fisso del 21% e del 19% per i canoni agevolati.
La responsabile delle politiche abitative della Cgil Nazionale, Laura Mariani, definisce l’imposta sulle locazioni ”un regalo a proprietari con redditi medi e alti senza contropartite in termini sociali”. Infatti, sostiene la sindacalista, ”il venir meno dei vantaggi fiscali fa cadere l’unico incentivo per i proprietari a scegliere la strada del canone concordato con la conseguenza di un innalzamento del livello già insostenibile dei canoni vista la maggior convenienza fiscale nell’optare per il canale libero”.
Dalle proiezioni della Cgil si rileva che per un alloggio affittato a 10.000 euro annui, applicando un contratto libero, si registra una convenienza, rispetto al regime attuale, per i proprietari con un reddito a partire da 15.000 euro annui mentre per lo stesso alloggio la convenienza a canale concordato è solo per proprietari con redditi superiori, a partire da 28.000 euro.
E comunque il vantaggio, percentualmente, è sempre superiore nel canale libero rispetto a quello concordato (sempre per lo stesso alloggio un proprietario con reddito di 30.000 euro annui risparmierebbe il 35% rispetto al regime attuale se affittasse a canale libero, solo il 16% affittando a concordato, differenza che aumenta all’aumentare del reddito). Nella realtà la differenza è ancora maggiore in quanto il canale concordato prevede canoni inferiori a quelli liberi di mercato, in media il 20% in meno.
Fonte: ASCA