<Assoedilizia. L’ emergenza non si risolve con l’ housing sociale. Investimenti pubblici diretti per la casa ai meno abbienti. Sunia e Aler concordano. Solo a Roma e Milano oltre 50.000 famiglie alla ricerca di un alloggio a canone sociale.
A Roma sono oltre 35.000, a Milano 22.000 le famiglie che cercano in affitto una casa popolare perché non riescono a sostenere i prezzi del libero mercato. Cifre diverse, ma problema analogo per tutte le 11 aree italiane – da Napoli a Genova, da Torino a Bari, a Bologna – ad alta tensione abitativa. Un problema, che l’ aridità delle cifre colloca complessivamente attorno al 2% della popolazione.
In termini relativi un’ assoluta minoranza, ma in termini assoluti una cifra di tutto rispetto che permette di fotografare un problema che comincia ad esplodere in tensioni sociali che ”fanno notizia”, allarmano l’ opinione pubblica. Governo centrale e governi regionali, però, carenti di fondi, affidano la soluzione sostanzialmente ad un meccanismo privato / pubblico, con la formula dell’ housing sociale.
Intervenendo al convegno del Sunia – Sindacato unitario nazionale inquilini assegnatari ”Abitare contro l’ esclusione: costi, diritti, qualità urbana” svoltosi a Milano il presidente di Assoedilizia Achille Colombo Clerici ha detto: “Un meccanismo, quello dell’ housing sociale, che è in grado di soddisfare non più del 20% del fabbisogno; mentre anche il Piano di Governo del Territorio in discussione presso il Consiglio Comunale di Milano non prevede interventi di edilizia popolare, con finanziamento a totale carico dell’ ente pubblico.
Proprio in questi giorni il Consiglio comunale di Roma sta esaminando il Piano casa che “viaggia” in parallelo al PRG approvato nel 2008: ebbene, i dati del fabbisogno abitativo della Città Capitolina, che corredano il Piano, parlano di 36.000 famiglie non più in grado di pagare l’ affitto. A questo fabbisogno si dà risposta con l’ housing sociale? A Roma mi sembra si stia facendo qualcosa di diverso rispetto a Milano”.
Colombo Clerici ha indicato alcune soluzioni e prospettive: agevolare, con incentivi, l’ offerta in locazione di parte delle molte migliaia di alloggi ultimati o in fase di ultimazione; mentre si assisterà alla trasformazione in abitazioni delle centinaia di migliaia di metri quadrati di uffici che, a Milano e in altre città, sono inutilizzati. Ciò porterebbe a un sensibile calmieramento dei canoni di locazione e del prezzo di acquisto.
Tenendo comunque ben presente che la disponibilità di alloggi liberi non dipende dai proprietari che non vogliono affittare, ma da altri fattori (crisi economica, mancanza di domanda, redditività minima degli alloggi, dubbi sulla possibilità di tornarne in possesso alla scadenza del contratto).
Perciò – ha concluso Colombo Clerici – niente penalizzazioni o deterrenti nei confronti dei proprietari, ma incentivazioni quali la “cedolare secca” che agevolerebbe, tra l’ altro, la riduzione del “nero” e un incremento del PIL. Sottolineando che è in corso una ulteriore fase di confronto inquilini – proprietari per far ripartire il canale concordato degli affitti, fermo da 8 anni.
A conferma del fatto che quando si è sulla stessa barca bisogna remare tutti assieme, sostanzialmente d’ accordo il Sunia, Stefano Chiappelli, segretario generale di Milano, ha denunciato l’ assenza di una politica della casa, non solo, ma anche il dimezzamento degli stanziamenti del Programma regionale per l’ edilizia pubblica: auspicando che proprio da proprietari e inquilini di Milano nasca un “patto regionale per la casa” per riavviare, tra l’ altro, il percorso del contratto concordato che prevede benefici per entrambe le categorie. Inutile attendere l’ intervento pubblico che ha in programma il soddisfacimento di meno del 9% del fabbisogno abitativo.
Interessanti contributi, coordinati dal giornalista Fabrizio De Marinis, sono pervenuti da Giovanni Minali, Cgil di Milano; Nino Castelnuovo, vicepresidente Alcab; Loris Zaffra, presidente di Aler; Carli, direttore della gestione patrimonio del Comune di Milano. Da essi si è confermato il quadro di assoluta urgenza del problema casa: ritorno in primo piano dell’ ente pubblico, costruzione di edifici popolari a costi contenuti possibili soltanto con la concessione gratuita delle aree e la gratuità degli oneri urbanistici, adeguamento del fondo sociale affitti che invece, a fronte dell’ aumento della domanda, è oggetto di tagli continui.
Elementi che Franco Chiriaco, Segretario generale nazionale del Sunia, ha inserito nella cornice nazionale dell’ azione del sindacato. La preoccupazione di tutti, anche in considerazione del fatto che nella crisi siamo immersi, è di contenere con iniziative concrete la tensione sociale che ha nella casa uno dei potenziali elementi di deflagrazione.
Benito Sicchiero
Assoedilizia