In occasione della XXIV edizione di “Unica Modenantiquaria”, l’ Osservatorio sul Mercato dei Beni Artistici di Nomisma ha presentato alcuni dati sull’ andamento dell’ arte antica. Tale comparto ha subito, senza dubbio, un forte scossone dalla crisi economico – finanziaria tuttora in atto – si stima una perdita del giro d’ affari complessivo del 40,4%, da 1,3 miliardi di Euro del 2008 a 775 milioni di Euro nel 2009 – ma ha al contempo retto meglio il colpo rispetto al comparto dell’ arte moderna e contemporanea – che ha visto diminuire il proprio giro d’ affari nel 2009 oltre il 50% rispetto all’ anno precedente.
Tra le cause si può annoverare una maggiore propensione dell’ arte antica a comportarsi come bene rifugio (rispetto ad esempio all’ arte contemporanea, dove la ricerca di una componente speculativa è risultata più evidente) e una migliore diversificazione di questo comparto (rispetto a quello dell’ arte moderna e contemporanea esclusivamente legato all’ arte visiva) che include arredi, oggetti preziosi, gioielli, orologi, libri antichi, etc.
Il giro d’ affari complessivo dell’ arte in Italia è stimato per il 2009 in poco più di 1 miliardo di Euro (322 milioni di euro per le case d’asta, 758 milioni di euro per gallerie e commercianti), dopo avere sfiorato i 2 miliardi di Euro nel 2008, al termine di un significativo ciclo di espansione. Il dato include anche la quota di sommerso delle attività di scambio dei beni artistici in proporzione analoga a quella stimata da Banca d’ Italia per l’ intera economia del Paese.
Relativamente al comparto dell’ arte antica, il giro d’ affari nel 2009 è risultato pari a 775 milioni di euro, registrando un calo del -40,4% rispetto ai 1.301 milioni di euro dell’ anno precedente. Da un lato un dato sicuramente negativo che ha risentito della crisi economico – finanziaria, ma dall’ altro lato un segnale di maggiore capacità di questo comparto di assorbire il colpo rispetto all’ arte moderna e contemporanea (che, invece, ha visto diminuire di oltre il 50% il proprio giro d’ affari nel 2009). Questo risultato lo si riscontra prendendo in esame il peso complessivo dell’ antiquariato sul totale dell’arte in Italia, sempre in termini di giro d’ affari, che ha fatto segnare una crescita dal 66,2% del 2008 al 71,7% del 2009.
La quota di arte antica tra le vendite delle case d’ asta è aumentata al 50,6% nel 2009, rispetto al 40,8% dell’ anno precedente. Inoltre, sempre nelle case d’ asta, l’ antiquariato ha mostrato una miglior tenuta (- 31,8%) rispetto all’ arte moderna e contemporanea (-54,1%). Anche per le gallerie d’ arte e per i commercianti, la quota dell’ arte antica è passata dal 77,1% del 2009 all’ 80,7% del 2009 e il calo del giro d’ affari del comparto antico è risultato meno pesante rispetto a quello dell’ arte moderna e contemporanea (-42,4% contro -53,8%).
Sulla base dei dati sulla ricchezza pubblicati al termine del 2009 da Banca d’ Italia, è possibile quantificare alla fine del 2008, in circa 122 miliardi di euro, la ricchezza della famiglie italiane in preziosi, oggetti di antiquariato, d’ arte e da collezione, ossia il 2,14% delle attività reali possedute e l’ 1,47% della ricchezza netta totale. La recente indagine campionaria effettuata da Banca d’ Italia, in particolare, stima la ricchezza netta familiare mediana in 153.000 euro. A questo dato occorre, comunque, aggiungere che il 10% del totale della ricchezza è detenuto dalla metà delle famiglie italiane, mentre il 45% è in possesso del 10% più ricco.
Dal confronto tra importazioni ed esportazioni di beni artistici emerge chiaramente che il nostro Paese è un esportatore netto di oggetti d’ arte o di antichità. Se si considera l’ andamento delle importazioni ed esportazioni nel 2009, è possibile affermare che lo scambio di beni artistici con l’ estero ha fortemente risentito della crisi internazionale. Un dato su tutti merita di essere menzionato: il saldo della bilancia commerciale, tra il 2008 e il 2009, è diminuito di circa il 60%.
Nonostante il crollo del fatturato del commercio di beni artistici per tutti i comparti di riferimento, dovuto alla recessione globale avviata nel terzo trimestre del 2008, il mercato italiano, rispetto a quello internazionale, ha fatto comunque registrare una migliore tenuta dopo lo scoppio della crisi (oltre ad una migliore performance tra il 1995 e il primo semestre del 2008).
Rispetto ad altri asset di investimento (oro, azioni, immobili), l’ arte nel suo complesso ha dimostrato una forte capacità di protezione dall’ inflazione (bene rifugio). Prendendo come riferimento l’0 indice aggregato dei prezzi dei beni artistici in tutto il mondo (Nomisma World Art Index), che include tutti i comparti, si può riscontrare come a una minor rendimento medio annuale (1,29%), corrisponde anche una minore rischiosità assoluta (coefficiente di variazione pari a 0,26) rispetto a tutte le altre possibili forme d’ investimento. In particolare, se all’ arte contemporanea è riconosciuta una maggiore funzione “speculativa” e di “esplorazione” di nuovi autori giovani ed emergenti, a quella moderna e antica è associata una funzione più di “rifugio” e di “consolidamento” dei propri investimenti.
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Marco Marcatili
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