Nella costruzione di case di edilizia sociale da affittare a canoni calmierati, sulla carta sembra siano tutti soddisfatti: i Comuni, i costruttori, la Cassa depositi e prestiti, le banche
I Comuni potranno realizzare interventi immobiliari e andare incontro alle esigenze e di molti cittadini senza tirar fuori un euro. I costruttori vedranno un flusso di investimenti nell’ edilizia abitativa che può arrivare anche a 5 miliardi di euro. La Cassa depositi e prestiti ha pronto un miliardo da destinare a questo progetto, ma che comunque non sarà una spesa a fondo perduto perché gli interessi, seppur bassi, ci saranno, per remunerare i correntisti postali.
Le banche avranno la possibilità di finanziare progetti sicuri senza alcun rischio visto che, se e quando si metteranno in moto i lavori, ci sarà già stato il benestare della Cassa depositi e prestiti e delle Fondazioni bancarie che, attraverso i propri fondi locali, parteciperanno ai singoli piani di costruzione territoriali. E anche le Fondazioni sono più che soddisfatte, perché anche per loro l’ investimento non è a fondo perduto, ma è una forma d’ impiego, seppur a basso reddito, delle loro disponibilità, com’ è del resto nel loro Statuto.
Il progetto di social housing riprende dopo un lungo periodo di interruzione i Piani casa degli anni Cinquanta, Sessanta, Settanta e primi anni Ottanta. Una mancanza che oggi sta creando una vera emergenza sociale. Dal confronto tra abitazioni progettate e nuove famiglie, lo studio dell’ Ance quantifica un fabbisogno potenziale non soddisfatto di 350.000 abitazioni.
Sulla carta, si potrà arrivare ad almeno a 5 miliardi, secondo i calcoli degli esperti. A parte il miliardo che la Cassa attiverà con il proprio Fondo Residenza Sostenibile, 150 milioni vengono messi sul piatto dal governo. Con i fondi locali attivati dalle varie Fondazioni e da altri soggetti privati, si pensa che possano arrivare sul piano casa altri 2,5 – 3,5 miliardi. In totale, si suppone che si possano costruire almeno 200 mila nuove abitazioni da dare in affitto calmierato a giovani coppie e famiglie non abbienti, tutti nuclei non in grado di accedere al libero mercato degli affitti.
Un ruolo determinante per la realizzazione del programma tocca ai Comuni, che devono mettere le aree gratis o quasi gratis, altrimenti tutto il progetto costruito sull’ edilizia sociale crolla. Quindi se alla fine si otterranno abitazioni da affittare a canoni calmierati, dipenderà essenzialmente dalle amministrazioni locali, che non apporteranno le loro aree edificabili a reali prezzi di mercato ma a molto meno e in certi casi a zero euro.
I Comuni, inoltre, devono imparare a sveltirsi nelle loro procedure. “Sono loro – dice Paolo Buzzetti, presidente dell’ Ance – a far scoccare la scintilla che fa accendere il motore. Devono individuare le aree o dei complessi di fabbricati da riattare che possano essere utilizzati per il social housing e devono rendere più rapide le procedure se si vuole far funzionare questo complesso meccanismo che vede l’ intervento di costruttori, banche e privati, insieme alle amministrazioni locali.