Urge un provvedimento nazionale per la semplificazione delle procedure del piano casa perché questa è un’ emergenza nazionale. Il provvedimento nazionale per la semplificazione delle procedure del piano casa è urgente anche perché è evidente che non bastano le leggi regionali a mettere in moto gli interventi.
O con un’ iniziativa del governo o con un’ iniziativa del Parlamento su corsia preferenziale occorre riprendere i contenuti del testo accantonato. Totalmente d’ accordo con il rilancio del decreto semplificazioni il presidente dell’ Ance, Paolo Buzzetti, che ha ribadito per le opere pubbliche finanziate dal Cipe e per il piano casa l’ urgenza di passare dalla fase della carta a quella operativa
“Se il problema è accelerare interventi che altrimenti sarebbero spalmati in 24 mesi – dice Buzzetti – il governo potrebbe prevedere un incentivo fiscale per i primi sei mesi».
Questi interventi potrebbero essere registrati come materia da convegno se non ci fosse contemporaneamente una forte spinta ad accelerare l’ attuazione del piano casa che arriva direttamente dal governo. Bisognerebbe capire cosa non sta funzionando nel piano casa. Perché, in altre parole, gli interventi previsti dalle leggi regionali impiegano tanto tempo a tradursi in cantieri. Tre le regioni inadempienti: Campania, Calabria e Molise.
Ma i ritardi del piano casa non possono essere addebitati solo alle inadempienze delle tre regioni che non hanno ancora varato la legge. Il punto è che il piano casa non funziona come stimolo anticongiunturale neanche nelle regioni che sono partite per prime: in Toscana sono qualche decina le domande presentate nonostante la legge sia di aprile.
Nessuno contesta oggi gli strumenti messi in campo dalle leggi regionali ed è difficile che il governo assuma iniziative presso la Consulta per contestarle (fa eccezione il fascicolo del fabbricato inserito nella legge del Lazio). Comunque il piano casa c’ è ed è, di fatto, operativo. In questa direzione vanno i due segnali lanciati all’ Ance: un incentivo fiscale ad hoc e il decreto legge di snellimento delle procedure.
A bloccare il decreto era stato l’ intervento del presidente della Repubblica sulle norme per le aree vincolate, bocciate dal consiglio superiore dei beni culturali, e la richiesta delle regioni di incentivi per l’adeguamento alle norme antisismiche. Sui beni culturali c’ era già stata la marcia indietro e si era trovato un punto di equilibrio. Quanto agli incentivi per l’ adeguamento antisismico, Buzzetti invita le regioni a desistere per affrontare la questione in altro provvedimento.
Fonte: Ance