Il calo dei prezzi al consumo rilevato dall’ Istat non comporta l’ aggiornamento dei contratti di locazione abitativa

di Redazione 1

Per la prima volta con il segno meno la variazione dell’ indice dei prezzi al consumo. Ma la variazione negativa – rilevata dall’ Istat per il mese di luglio e pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale – dell’ indice dei prezzi al consumo, pone un problema che non si era mai finora presentato, quantomeno dal secondo dopoguerra del secolo scorso in poi.

E cioè se, in relazione alle disposizioni riguardanti l’ aggiornamento annuale dei canoni di locazione, si debba procedere alla diminuzione degli stessi (quindi, nella gran parte dei casi e ove non sia stato validamente pattuito contrattualmente un aggiornamento al 100%) nella misura corrispondente al 75% dell’ indice negativo diffuso dall’ istituto di statistica.

È quanto segnala la Confedilizia, precisando che l’ Istat ha comunicato che la variazione annuale dell’ indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati senza tabacchi (quello che si utilizza per l’ aggiornamento dei contratti di locazione) è stata nel mese di luglio pari a -0,1%.

E negativa (anch’ essa nella misura dello 0,1%) è stata pure la variazione del cosiddetto indice armonizzato europeo, vale a dire dell’ indice dei prezzi al consumo per i Paesi dell’ Unione europea rilevato da Eurostat, utilizzabile con specifica clausola nei contratti di locazione abitativa.

Se l’ aggiornamento dei contratti di locazione potesse essere effettuato anche in negativo, ne conseguirebbe che i canoni dovrebbero essere diminuiti dello 0,075% (o dell’ intero 0,1% nel caso di utilizzo dell’ indice armonizzato).

La Confedilizia peraltro fa presente che la risposta relativa alla possibilità che la variazione Istat comporti un aggiornamento in diminuzione dei canoni è fuor di dubbio negativa, sulla base anzitutto dei lavori parlamentari, nei quali non si trova traccia di una previsione (e neppure di una ipotetica possibilità) del genere.

Si trova – anzi – il continuo riferimento all’ aggiornamento come mezzo di mantenimento costante della remunerazione della proprietà immobiliare contro la perdita di potere d’ acquisto della moneta. Che si volesse rimediare solo a questa risulta chiaro dal fatto che la limitazione al 75% dell’ indice Istat venne costantemente giustificata considerando la buona difesa dell’ investimento immobiliare contro la svalutazione (Relazione Ministri di grazia e giustizia, e dei lavori pubblici, II).

Pertanto, la Confedilizia ritiene che il testo delle disposizioni in materia non possa portare alla diminuzione dei canoni e in questi termini si è espressa in una Circolare già diramata alle proprie Associazioni territoriali.

Fonte: Confedilizia

Commenti (1)

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