Il mondo della finanza immobiliare sta tenendo in questi giorni il fiato sospeso per le sorti incerte del Gruppo Risanamento S.p.A., una delle più importanti società italiane di Real Estate, facente capo all’ imprenditore di origini piemontesi Luigi Zunino.
La notizia è stata divulgata qualche giorno fa quando la medesima società per azioni quotata in Borsa ha emesso un comunicato con cui ha annunciato di avere ricevuto “un decreto con il quale il Tribunale di Milano ha convocato Risanamento a comparire all’ udienza del giorno 29 luglio 2009, nell’ ambito del procedimento volto all’ accertamento dei presupposti della dichiarazione di fallimento della società stessa, in seguito alla richiesta di fallimento formulata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano”.
La situazione è molto delicata per i molteplici interessi e investimenti del Gruppo Risanamento in Italia (su tutti, gli sviluppi di Santa Giulia a Milano e dell’ ex area Falck a Sesto San Giovanni) e all’ estero (fra gli acquisti oltre confine di Zunino un attico a New York pagato 56 milioni di euro, con ristrutturazione affidata all’ architetto Renzo Piano, nonché diversi palazzi nella capitale francese).
Situazione delicata anche per gli intrecci e gli stretti legami esistenti fra banche e Real Estate. Il gruppo, infatti, è proprietario di circa 2,5 milioni di mq, con un controvalore economico che si è notevolmente deprezzato negli ultimi mesi a causa della crisi internazionale del mattone. L’ indebitamento è nell’ ordine di qualche miliardo di euro e cresce ogni giorno di più. La società è, di fatto, in mano alle due principali banche italiane – Unicredit Banca e Intesa San Paolo – che controllano una quota importante del pacchetto societario).
In questi giorni, rumors, previsioni, speranze e angosce si stanno alternando, in attesa della decisione del tribunale. Gli unici dati certi: da un lato, la società Risanamento ha perso, nella giornata di lunedì, in una sola seduta, il 30% del valore (dopo tre giorni di sospensione in Borsa) e, dall’ altro, lo stesso Zumino ha rimesso le cariche societarie (restando lo stesso in consiglio, ma rinunciando alle deleghe), al fine di agevolare un piano di salvataggio che, tuttavia, apparirebbe complicato anche perché gli stessi istituti di credito non avrebbero ancora individuato una linea uniforme circa il modus operandi.
Anche la stampa estera si è interessata alla questione. Secondo l’ autorevole quotidiano inglese Financial Times l’ ostacolo maggiore per scongiurare il fallimento sarebbe rappresentato dalla mancanza di volontà delle banche di ridurre i valori contabili degli asset, in una situazione delicata come questa per il comparto immobiliare, dove la priorità è quella di conservare e / o ottimizzare le riserve di capitale.
In questo complesso scenario ci sono poi da tutelare, oltre ai creditori, anche gli acquirenti di case che hanno già rogitato e sono diventati proprietari di immobili, ma vivono di fatto in un cantiere aperto, dove i lavori sono tutt’ altro che terminati (in modo speciale nell’ area Santa Giulia dove, notizia degli ultimi giorni, l’ imprenditore Zunino è stato indagato anche per questioni collegate alla bonifica dell’ area).
Anche il Comune di Milano vive momenti di apprensione, sia per una questione economica (gli oneri di urbanizzazione non sono stati ancora completamente pagati, come prevede la legge), ma anche per una logica di immagine in vista dell’ Expo 2015.
Quanto all’ ex area Falck, la situazione è leggermente migliore, grazie al nuovo Piano di Governo del Territorio (PGT), messo a punto dal Sindaco di Sesto San Giovanni Oldrini che aumenterebbe la volumetria dell’ area risolvendo, di fatto, le problematiche dell’ ex Stalingrado d’ Italia.
In conclusione, bisogna attendere ancora una settimana per sapere se il fallimento verrà evitato (in tal caso gli asset saranno gestiti dal fondo creato ad hoc dalle banche creditrici) o meno. Situazione quest’ ultima che comporterebbe la vendita all’ asta di tutte le aree, ma che potrebbe determinare una perdita di credibilità per tutto il settore del Real Estate nostrano sul piano internazionale, con ricadute possibili anche sul mercato italiano. Motivo per il quale si auspica il salvataggio del Gruppo, anche se al momento è impossibile fare previsioni.
Kevin John Carones