Il progetto di legge lombardo sull’ edilizia non cancella affatto il ruolo dei Comuni, e men che meno nette a rischio i centri storici. Anzi, il suo principio ispiratore è proprio di valorizzare ciò che esiste e non consumare nuovo suolo. Sono concetti espressi dall’ assessore al territorio e Urbanistica della Regione Lombardia, Davide Boni, in risposta alle osservazioni espresse da associazioni ambientaliste (Fai, WWF, Italia Nostra).
Ruolo dei Comuni
“L’ obiettivo primario della nostra legge – afferma l’assessore Boni – è di contribuire all’ ulteriore qualificazione dei nostri centri urbani, mettendo in moto il comparto edilizio, secondo criteri ed indirizzi di salvaguardia dell’ ambiente storico e naturale della Lombardia. In questo provvedimento il ruolo dei Comuni non è assolutamente esautorato, anzi agli enti locali sarà garantito il rispetto delle scelte della pianificazione urbanistica per quanto attiene alle destinazioni degli edifici su cui intervenire. I Comuni potranno poi individuare le zone in cui non applicare la disposizioni di legge, in relazione ai caratteri storici, urbanistici ed ambientali del proprio territorio”.
Centri storici
“Nei centri storici – prosegue l’ assessore Boni – gli interventi ammessi saranno limitati alla sostituzione di edifici incoerenti con il tessuto urbanistico esistente, con una valutazione preventiva delle Commissioni Regionali per il paesaggio che verificheranno attentamente il progetto da realizzare. Non si potrà intervenire in zone non edificabili o sottoposte a specifico vincolo paesistico, mentre non si ritiene ragionevole escludere preventivamente dalle legge tutte le zone vincolate (che corrispondono a quasi la metà del territorio regionale). La legge però richiama l’ obbligo di un’ attenta valutazione dell’inserimento degli interventi nel paesaggio, secondo la modalità introdotta dal Piano paesistico regionale e qui resa vincolante per tutti gli interventi”.
“Particolare attenzione – ricorda Boni – è stata garantita alle cortine edilizie tipiche dei nostri centri urbani, su cui i Comuni avranno la facoltà di esclusione dall’applicazione della legge. La possibilità di intervento nelle zone agricole e nella cascine invece, è contenuta al solo recupero delle volumetrie esistenti, senza alcun ampliamento e con finalità di contribuire concretamente al loro recupero e conservazione, a fronte di una tendenza di degrado inarrestabile del patrimonio edilizio rurale, legato all’abbandono o al sottoutilizzo in relazione alle moderne tecniche di produzione”.
Edifici industriali
“L’intervento sugli edifici industriali – conclude Boni – è impostato in termini molto selettivi e limitati agli edifici produttivi inseriti in zone industriali previste specificamente dei piani urbanistici comunali. Accanto alla finalità energetica, perché non puntare anche al loro migliore inserimento nell’ ambiente con una adeguata dotazione di alberature?”.
“Insomma – conclude Boni – il nostro progetto di legge è molto attento alle esigenze del nostro territorio che ha tra i suoi elementi di impostazione proprio l’ esclusione di ulteriore consumo di suolo: non un metro quadro di urbanizzazione in più. È il presupposto centrale del progetto legge, in linea con il piano territoriale regionale, che accompagnerà la sua approvazione”.