L’ abolizione dell’ aliquota sull’ abitazione principale continua a cambiare i suoi confini. Una brutta sorpresa per chi si credeva ormai esente dall’ imposta, e per gli stessi Comuni, che devono tornare a chiedere il versamento a contribuenti che fino al giorno prima erano ormai considerati fuorigioco. La nuova disposizione riguarda i proprietari di un immobile dato in affitto a un inquilino che ne fa la sua abitazione principale. In almeno 200 Comuni sparsi nelle venti Regioni e con quasi 4 milioni di abitanti, i regolamenti prevedono forme di assimilazione di questi immobili all’ abitazione principale propriamente detta: l’ assimilazione vale per tutti, come accade a Bologna, Rimini, Empoli o Sesto Fiorentino, solo per citare qualche esempio, oppure solo per gli affitti a canone concordato (in base ai patti territoriali previsti dalla legge 431/2008), come capita in tanti capoluoghi di provincia da Torino a Messina.
In un primo momento il Governo sembrava aver incluso nell’ esenzione tutte le assimilazioni, e l’ idea dell’ estensione automatica dell’ esenzione Ici si era fatta strada anche nelle risoluzioni del ministero delle Finanze. Poi è arrivato il cambio di rotta: il sottosegretario all’ Economia, Daniele Molgora, a un’ interrogazione parlamentare, che detta la nuova linea, risponde: esenzione estesa alle assimilazioni “tipizzate” previste dalla legge e non a quelle aggiunte dai regolamenti. Quali le conseguenze pratiche? Il proprietario di un immobile in affitto o chi è costretto a cambiare temporaneamente la residenza per motivi di lavoro (oggetto di forme di assimilazione in un’ altra cinquantina di Comuni) perde il diritto all’ esenzione. E rischia concretamente di vedersi richiedere l’ imposta non pagata nel 2008.
“Il perimetro dell’esenzione – spiega Paola Bottoni, assessore al Bilancio a Bologna – andava definito bene dall’ inizio. Noi, per esempio, avevamo stimato una perdita di gettito di 45 milioni, ma con l’ estensione alle assimilazioni si arriva a 53”. Queste distinzioni sottilmente insidiose fra assimilazioni “tipizzate” e non, infatti, nascono da un contrasto ben più concreto sulle compensazioni statali ai Comuni. Tutto ciò che è esente, infatti, andrebbe rimborsato dallo Stato, che però è in difficoltà e per ora ha trovato solo 2.604 dei 3.027 milioni necessari a indennizzare gli enti.
“Ogni Comune – sottolinea Flavio Zanonato, sindaco di Padova e delegato Anci per la casa – ha una situazione a sé, ma di sicuro ha già impegnato tutte le risorse messe in preventivo per l’ Ici sull’ abitazione principale”. Ora dovrà tornare dai contribuenti a chiedere quel che manca secondo la nuova lettura, “ma l’incertezza è continua, la revisione del Governo è tardiva e i rischi di contenzioso in molti centri saranno rilevanti”.