Tempi, delocalizzazione, crediti di emissione. L’AD Fulvio Conti ha chiesto al Parlamento di sostenere cinque proposte di Enel per dimezzare i costi dell’applicazione in Italia del “pacchetto 20/20/20”, stimati dall’Unione europea in oltre l’1% del Pil italiano contro circa lo 0,5% degli altri Paesi europei. “L’introduzione degli elementi di flessibilità proposti da Enel potrebbe consentire di allineare i costi italiani a quelli degli altri paesi che sono pari a circa la metà”, ha detto Conti nel corso di un’audizione alla Commissione Ambiente del Senato. Innanzitutto va richiesto il prolungamento oltre il 2012 della possibilità di compensare le emissioni in Europa con i crediti guadagnati con investimenti in impianti a minor impatto ambientale realizzati fuori dalla Unione. Gli stessi 100 euro investiti in sistemi già molto efficienti come quelli italiani producono una riduzione di emissioni di CO2 di gran lunga inferiore a quella che si possono ottenere aiutando i paesi emergenti a migliorare le proprie tecnologie.
Inoltre, secondo Conti, bisogna uniformare il sistema di allocazione dei diritti ad emettere previsto per il settore elettrico a quello degli altri settori, garantendo un passaggio graduale e non immediato dal sistema delle allocazioni gratuiti a quello delle aste.
Gli introiti delle aste, poi, secondo le proposte di Enel, vanno utilizzati per compensare quegli imprenditori che vorrebbero delocalizzare le produzioni in Paesi con meno vincoli ambientali e quindi minori costi. Per gli impianti di cogenerazione italiani, l’Enel suggerisce di erogare l’incentivazione solo “per la produzione di calore e non anche a quella di elettricità”. Aumentando così i fondi disponibili per sostenere lo sviluppo delle fonti rinnovabili.
Infine, Enel chiede di favorire il trading dei crediti guadagnati con la partecipazione a progetti di impianti da fonti rinnovabili, anche se realizzati fuori dai confini nazionali.
Perché la CO2, come ha notato il presidente della commissione Ambiente del Senato Emma Bonino, non è “la nuvola di Fantozzi”, non ha effetto cioè sui cambiamenti climatici nel luogo dove viene prodotta, ma a livello globale, a prescindere dal paese dove viene prodotta. Quindi, se un campo eolico o un impianto di solare termodinamico sorgerà in Egitto, invece che in una regione italiana, il risultato per l’abbattimento delle emissioni globali è identico.
Pacchetto Ue, cinque proposte per dimezzare i costi
di 29 Ottobre 2008Commenta