L’Europa da sola non può risolvere il problema dei cambiamenti climatici. Lo ha detto l’AD di Enel, Fulvio Conti, a Boston, dove ha partecipato al Comitato consultivo sul programma di economia dell’ambiente dell’Università di Harvard di cui Enel è sponsor. Da questo autorevole centro di elaborazione delle “public policies”, Conti è intervenuto al dibattito in corso sulle politiche per ridurre l’effetto serra, sul futuro del Protocollo di Kyoto e sul pacchetto 20-20-20 dell’Unione europea, chiedendo flessibilità nell’applicazione delle misure anti-CO2, considerando l’impatto delle misure sui singoli Paesi affinché non vi siano squilibri. “Credo che sia corretto l’invito del Governo italiano a riconsiderare gli obiettivi dati nel pacchetto Ue”, ha commentato l’AD riferendosi alla richiesta dell’Italia di un anno in più per valutare realisticamente costi ed efficacia delle misure clima-energia. Conti ha aggiunto che “l’Europa da sola non può risolvere problemi globali”, dovendo gli interventi coinvolgere “altre parti del mondo”. In Italia, sostiene Conti, “siamo già particolarmente efficienti”, e va considerato che ulteriori sforzi “hanno un costo marginale molto più alto e un impatto sulla competitività del sistema italiano”. Infatti, i costi annui per ridurre le emissioni da qui al 2020 sono stati stimati in circa 20 miliardi di euro l’anno, con un’incidenza dell’1,4% sul Pil dell’Italia. Per quel che riguarda le allocazioni di emissioni tra i singoli paesi “ha valso il peso politico”, creando distorsioni che “vanno curate, al di là del costo economico stimato”.
Per combattere l’effetto serra in un contesto globale, Conti propone strategie di trasferimento tecnologico anche con Paesi extraeuropei dove la battaglia alle emissioni dell’effetto serra può essere molto efficace: strumenti quali il Clean development mechanism e la joint implementation, che consentono di offrire soluzioni a nazioni quali la Cina.
Uno sforzo condiviso a livello mondiale, quindi, con Cina e India che si mettono al passo con la direttiva di Kyoto. Secondo Conti, “investimenti in questi Paesi generano riduzioni molto superiori che in Europa e le prossime politiche dovrebbero mantenere o rafforzare simili meccanismi. Non dare rilevanza a questa possibilità, sostiene l’AD, “mi pare una scelta miope”.
“Si va verso la definizione del post-Kyoto”, ricorda Conti, con il coinvolgimento delle nazioni che più emettono gas effetto serra: Cina e India, ma anche Stati Uniti e Brasile. Una collaborazione “estremamente importante se vogliamo avere economie carbon free”. Negli Stati Uniti, d’altronde, la lotta ai cambiamenti climatici è un argomento tanto sentito da essere stato incluso nei programmi di entrambi i candidati alla presidenza, e a Harvard è stata discussa la possibilità per gli Usa di adottare misure quali un sistema di “cap and trade” delle emissioni, come quello vigente in Europa. Conti ha infine segnalato che per l’Italia è essenziale “superare la fragilità del sistema energetico nazionale, che è sbilanciato sulla produzione di energia dal gas”. Per raggiungere l’obiettivo di un mix più equilibrato e meno costoso, occorre puntare “sul carbone pulito, sul quale Enel sta lavorando con impegni finanziari e tecnologici non indifferenti”. E’ possibile, ha assicurato, “arrivare a impianti a carbone senza emissioni già nel 2020 o al più tardi nel 2030”.
Enel: l’Europa da sola non può risolvere problemi globali
di 21 Ottobre 2008Commenta