In un’intervista al quotidiano Libero Mercato, l’AD di Enel, Fulvio Conti, condivide le preoccupazioni del mondo dell’industria per l’inefficacia e l’eccessiva onerosità del pacchetto europeo sulla riduzione della CO2 e sullo sviluppo delle fonti rinnovabili. pacchetto europeo Energia e Clima – volto ad abbattere entro il 2020 il 20% le emissioni da gas serra, ridurre del 20% i consumi energetici e portare al 20% l’uso di energia da fonti rinnovabili – sembra che, anche alla luce della crisi finanziaria che ha colpito tutto il mondo, un ripensamento si imponga. Il cosiddetto ‘20-20-20′ è oggi all’esame del vertice dei capi di Stato e di Governo a Bruxelles, con l’obiettivo di arrivare a un’intesa entro dicembre, tenendo ben presente la spinta da parte del mondo politico e industriale in tutta Europa verso una riconsiderazione del problema. Anche l’AD di Enel, Fulvio Conti, in un’intervista al quotidiano Libero Mercato, dichiara di condividere le forti preoccupazioni del mondo dell’industria per i costi del pacchetto sulla riduzione della CO2 e sullo sviluppo delle rinnovabili. E giudica corretto l’intervento del governo italiano in Europa “non per negare il valore di una soluzione ai cambiamenti climatici, ma affinché le misure che verranno adottate siano sostenibili dal nostro sistema produttivo, non onerose per i consumatori e, soprattutto, efficaci”. L’AD di Enel lancia un monito: “Per ridurre davvero i gas serra serve un sistema meno rigido, che consenta all’Italia e agli operatori di aiutare le industrie dei Paesi emergenti ad abbattere le emissioni a costi molto più contenuti rispetto a quelli che dovremmo sostenere in Europa per raggiungere lo stesso obiettivo”.
Non è possibile, infatti, per Conti pensare a una soluzione esclusivamente europea nella lotta al cambiamento climatico: “L’effetto serra è un problema globale che non può essere risolto solo con misure di carattere nazionale o, peggio, locale. – sottolinea l’AD Enel – Basti pensare che, ogni settimana in Cina, si costruisce una centrale a carbone che ha un’efficienza media del 50% inferiore a quella del nostro impianto di Civitavecchia: a parità di investimento, dunque, si possono ottenere risultati molto più significativi in termini di riduzione delle emissioni nei Paesi emergenti, anche trasferendo tecnologie già oggi disponibili”. Gli strumenti che vanno in questa direzione sono previsti dal Protocollo di Kyoto ma “vanno potenziati”. Per Conti, si deve intervenire in particolare su quei meccanismi che possono facilitare lo sviluppo delle fonti rinnovabili anche fuori dai confini dell’Europa. E, soprattutto, vanno implementati con i Paesi extra Ue i meccanismi di scambio tra gli operatori di crediti di emissione, i cosidetti Joint Implementation e Clean Development Mechanism, e i certificati di origine rinnovabile.
Per un problema globale serve risposta altrettanto globale. La ragione è evidente: “In Europa, e in Italia in particolare, l’efficienza nella produzione, distribuzione e uso finale dell’energia è già molto elevata- spiega Conti -. Per migliorarla ulteriormente sarebbe richiesto uno sforzo molto maggiore di quello che serve per rendere più efficiente il sistema produttivo di Paesi come la Cina o l’India. Se non sviluppiamo questa strategia, corriamo il rischio di trovarci fortemente penalizzati in termini di competitività, anche perché c’è stata una ripartizione degli obiettivi tra i vari Paesi europei che penalizza in particolare l’Italia, attribuendoci compiti sostanzialmente irraggiungibili, rispetto all’effettivo potenziale di riduzione delle emissioni e di sviluppo delle rinnovabili”. In questo contesto, soprattutto in questi giorni caldi non solo per il clima ma anche per l’economia, il governo italiano per Conti “sta agendo correttamente e con grande determinazione” nel far valere le ragioni dell’equilibrio e della flessibilità.
Enel: cambiamenti climatici, occorrono soluzioni sostenibili
di 17 Ottobre 2008Commenta