Una ricerca doverosa che precede la riforma del testo unico di legge» Case popolari, contributi per l’affitto, case in edilizia agevolata: questo il sistema pubblico che dà risposte a chi non può permettersi un alloggio in proprietà o in affitto a prezzi di mercato. Un sistema che dovrebbe consentire ai meno abbienti di usufruire di un alloggio pubblico a canone sociale. A quanti si trovano in una fascia intermedia il sistema riserva il “contributo per l’affitto” destinato ad alleviare il peso di un affitto di mercato. Infine, c’è l’edilizia agevolata convenzionata che prevede un canone di locazione contenuto oppure il contributo per l’acquisto della prima casa. In vista della riforma della legge regionale sull’edilizia residenziale pubblica alla quale sta lavorando, l’assessore regionale alla casa Eugenio Baronti ha commissionato all’Irpet, l’istituto per la programmazione economica della Toscana, uno studio volto ad approfondire la conoscenza delle caratteristiche degli assegnatari delle diverse tipologie di benefici. Non solo, lo studio effettua proposte e simulazioni per una maggiore equità del sistema. I primi risultati dello studio condotto su un campione di circa 25 mila famiglie, pari alla metà delle 50 mila famiglie toscane che risiedono in un alloggio pubblico, sono stati presentati oggi durante una conferenza stampa. Presenti: l’assessore Eugenio Baronti, i ricercatori Irpet che hanno condotto lo studio, gli operatori dell’edilizia residenziale pubblica in Toscana. «Una premessa doverosa – ha detto l’assessore Baronti -. Questo studio fotografa l’esistente, ci consegna una situazione e ci segnala distorsioni e criticità fornendoci elementi necessari ed utili in questa fase di messa a punto di una nuova Legge regionale che al sistema delle politiche abitative pubbliche, restituisca efficacia, efficienza e maggiore equità. Voglio precisare che questo è un punto di partenza e non un punto di arrivo, le simulazioni contenute nello studio sono solo una proposta Irpet sulle quali intervenire attraverso un confronto aperto e democratico con tutti i soggetti interessati, e soprattutto con i rappresentanti delle organizzazioni sindacali e degli inquilini». «Lo studio evidenzia – prosegue Baronti – come il sistema pubblico della casa in Toscana sia caratterizzato da distorsioni e iniquità. Balza subito agli occhi come si continuino a fornire elevati livelli di tutela sociale con canoni di affitto molto lontani da quelli di mercato ad un certo numero di famiglie che sono riuscite ad accedere all’alloggio popolare, anche quando le condizioni di bisogno sono superate, in alcuni casi ampiamente.

Al contrario si riservano interventi minimi, quale il contributo per l’affitto, a quelle di più recente formazione, nonostante versino in condizioni più disagiate». Un dato significativo riguarda le famiglie con figli minori. Solo l’8% di chi vive in alloggi popolari ha figli piccoli, mentre il 25% ne ha di adulti e percettori di reddito. Invece il 36% di chi percepisce il contributo per l’affitto ha bambini piccoli e solo il 3% ne ha di adulti e percettori di reddito. «Ma da questo studio – rivela Baronti – emerge anche che vi sono famiglie con redditi superiori alla media regionale (che è pari a 32 mila euro), che vivono in un alloggio pubblico a canone molto basso. Sul campione di 25 mila famiglie analizzato, ben 588 superano i 50 mila euro, e alcuni superano i 100 mila euro. Inoltre, lo studio Irpet mostra come a fronte di redditi medi, come quelli compresi fra 30 e 40 mila euro, si pagano canoni mensili di 200 euro per alloggi di 80 metri quadrati». Altri dati rivelano che famiglie grandi sono costrette a vivere in alloggi piccoli, mentre spesso single vivono in appartamenti grandi. «Ad esempio – continua l’assessore – risulta che sono 223 le persone sole e 611 le famiglie di due persone che vivono inalloggi di oltre 100 metri quadrati, mentre sono 495 quelle con 5 o più componenti in alloggi inferiori a 75 metri quadri». Lo studio presenta anche una serie di simulazioni su proposte volte a riequilibrare la situazione, come quella di ancorare il canone al reddito ISEE, che tiene conto non solo del reddito ma anche delle caratteristiche della famiglia. «E’ evidente – conclude Baronti – che un cambio di rotta in una situazione come questa, e tanto più in una situazione di aggravata emergenza economica e abitativa, come quella attuale, non poteva essere rinviato. Per questo abbiamo commissionato lo studio all’Irpet che continuerà la sua ricerca con ulteriori simulazioni. Per questo stiamo lavorando al testo unico di riforma della legge regionale sulla casa. Il percorso per la sua elaborazione continua e terremo conto di tutte le proposte volte a rendere il testo il più possibile rispondente alle necessità. Di certo – conclude – vogliamo porre rimedio alle attuali ingiustizie e rispondere ad un diritto primario come quello della casa».

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