Dichiarazione del presidente di Assoedilizia Achille Colombo Clerici: “Gli analisti più seri indicano segnali di stasi del mercato immobiliare, nel quale si registrerebbe un calo generale dal 10 al 15 % delle transazioni. Chi parla di calo dei prezzi compie un salto logico; anche perché è avventato oggi assumere valori iniziali di riferimento nelle situazioni specifiche e nelle attuali condizioni del settore. Che ci sia un’avvisaglia di trend riflessivo del mercato è innegabile; e già da tempo l’avevamo segnalato. Per comprendere meglio che cosa stia avvenendo a tal proposito in Italia, occorre premettere che quello che potremmo definire “il flottante annuo” nell’immobiliare (cioè il compravenduto), pur nel periodo di massima punta delle transazioni, rappresenta una parte minima dell’investimento complessivo (meno del 2 % dello stock immobiliare italiano). In termini relativi (percentuali sullo stock complessivo) potremmo dire che esso si avvicini al volume medio giornaliero degli scambi della Borsa valori. Notiamo per inciso che il comparto immobiliare, in termini di capitalizzazione vale oltre dieci volte l’intero investimento borsistico italiano (543,5 miliardi ).
Inoltre, l’investitore immobiliare non attualizza giorno per giorno, nella sua mente, i valori posseduti, come avviene per chi opera in campo finanziario. Si forma, viceversa l’idea di un valore (una sorta di aspettativa di valore) e non è disposto a trattare se non a quel valore, a meno che non sia costretto a farlo per qualche necessità o perché opta per un investimento alternativo particolarmente vantaggioso: in fondo, i valori immobiliari hanno sempre dato prova di recuperare nel tempo eventuali cali di quotazione intervenuti medio tempore. Ed allora dobbiamo concludere che, agli attuali livelli dei prezzi, si ha un minor incontro di domanda ed offerta: donde il calo del numero delle compravendite. Ciò significa che, appena ci fosse una maggiore offerta (per necessità o per interesse a liquidare) sul mercato, i prezzi calerebbero sensibilmente, e ciò potrebbe derivare da un aumento del costo del denaro, da un incremento della nuova produzione edilizia, da una ripresa sensibile dei mercati finanziari, da un aggravamento del carico fiscale sull’immobile. Per converso, l’alleggerimento del gravame tributario potrebbe aver l’effetto di rallentare la crisi dell’immobiliare. Se consideriamo il fenomeno storicamente, rileviamo dunque un andamento ciclico con fasi ascendenti e discendenti di lungo periodo e con una progressione assai lenta priva dei c.d. “rimbalzi tecnici”, legati prevalentemente alle prese di benefici.”
– Assoedilizia –