L’esigenza di un maggior ricorso al carbone pulito e di nuove tecnologie per ridurne le emissioni climalteranti nell’opinione di Alberto Morselli, segretario generale Filcem-CGIL. I principali sindacati del settore elettrico hanno più volte manifestato il proprio sostegno per la conversione a carbone pulito di alcune grandi centrali italiane. Ad esempio, nel caso di Porto Tolle, un recente comunicato congiunto della Filcem-CGIL, Flaei-CISL e UILcem, ha esplicitamente affermato che « produrre energia riducendo i costi della bolletta elettrica per le famiglie e per il sistema produttivo in tempi relativamente brevi è possibile» e che «la conversione a carbone pulito è una risposta puntuale e sostenibile allo sviluppo di Porto Tolle e dell’intero Delta del Po». Che l’Italia sia eccessivamente dipendente dal petrolio e che si debba diversificare con urgenza il mix di generazione è ben noto. Come pure che occorra uno sforzo eccezionale per ridurre le emissioni nazionali di CO2 nel quadro degli impegni presi a livello europeo. Ma perché i sindacati ritengono che il ricorso alle fonti rinnovabili, per quanto importante, non sia sufficiente e che occorra un maggior ricorso anche al carbone?
Enel ha chiesto ad Alberto Morselli, segretario generale della Filcem-CGIL: Dott. Morselli, la riduzione delle emissioni di gas climalteranti costituisce una sfida importante per l’Italia, nel quadro degli impegni fissati a livello europeo. Negli ultimi anni si stanno registrando dei risultati positivi, ma siamo ancora lontani dagli obiettivi. Quali sono, a suo avviso, le ragioni per cui in Italia si sta riuscendo a stabilizzare le emissioni, ma non a ridurle in modo sensibile? «Si, è vero non sarà semplice rispettare gli impegni fissati dell’Europa, ma non possiamo sottrarci a questa sfida, che è globale e richiede risposte continentali coordinando l’impegno dei singoli Stati nazionali…
L’Unione ha presentato delle direttive (il cosiddetto “pacchetto clima”, che dovrebbe essere approvato per la fine del 2009) necessarie per contrastare i cambiamenti climatici: sono atti sinergici che saranno articolati con obiettivi nazionali che prefigurano un futuro prossimo con una economia a basso livello di emissioni di carbonio.
In questo quadro, voglio ricordare, per l’importanza che rivestono, sia la proposta di direttiva per perfezionare ed estendere il sistema di scambio delle quote di emissione di gas-serra nell’Unione, ma anche la proposta di direttiva sullo stoccaggio geologico della CO2. Sono passaggi che stiamo seguendo con attenzione, nel dibattito che avviene nel Parlamento Europeo. Anche per questo il nostro dipartimento elettrico ha redatto una nota che ci consente di entrare più nel merito di queste problematiche.
L’Italia non è stata in grado di rispettare gli impegni di Kyoto per la riduzione del 6,5% nel periodo 1990-2005, mancando del 12% l’obiettivo fissato e pagando inevitabilmente sanzioni.
Questa incapacità deriva anche da una sottovalutazione politica del problema CO2, che è evidente nel ritardo con cui si recepiscono le decisioni europee, con ripercussioni sulle aziende che devono metterle in pratica.
Nel 2006 le emissioni nazionali di gas-serra sono diminuite dell’1% e le stime prevedono una analoga riduzione per il 2007, per effetto della riduzione dei consumi energetici (-1% nel 2006). Ma questo, naturalmente, non può essere sufficiente per rientrare nei parametri fissati»…
Energia e ambiente una soluzione possibile
di 20 Luglio 2008Commenta