SUNIA. L’impegno del Sindacato – rivolto essenzialmente al rilancio dell’edilizia residenziale pubblica, all’aumento del Fondo sociale per l’affitto, all’applicazione della 431/’98 (regolamentazione degli affitti), deve assumere con più decisione l’esigenza di partecipare attivamente alle scelte riguardanti lo sviluppo edilizio, le infrastrutture e i servizi sul territorio. I processi di riqualificazione urbana e di recupero delle aree dismesse (industrie, mattatoi, mercati, ecc.), le varianti urbanistiche, i cambi di destinazione d’uso degli immobili e la conseguente terziarizzazione selvaggia di intere zone centrali delle città hanno trasformato profondamente il volto delle città ma, per una fetta notevole di popolazione, hanno avuto effetti indesiderati in termini di disagio abitativo e di qualità dell’abitare e del vivere. Sulla base dell’esperienza dell’ultimo decennio emerge l’esigenza che le forze sociali, a partire dal Sindacato, pongano con forza il tema della contrattazione territoriale, che deve diventare lo strumento principale per relazionarsi con le amministrazioni locali. Solo con la vertenzialità e la negoziazione sul territorio è possibile partecipare con efficacia a scelte vitali per la popolazione, evitando che l’urbanistica e le politiche riguardanti il territorio, la casa, i servizi, le infrastrutture diventino una “partita a due” tra amministratori locali e rappresentanti degli interessi delle società immobiliari e della rendita urbana.
Lo stesso impegno nel contrattare aspetti specifici del welfare locale e del bilancio comunale corre poi il rischio di essere vanificato se poi si è assenti sulle scelte strategiche che ridisegnano la città determinando la crescita delle disuguaglianze, una marcata differenziazione qualitativa tra quartieri centrali o periferici, nuove forme di povertà e di esclusione. Il welfare locale (in particolare, quello abitativo) deve essere, in quest’ottica, parte integrante dei processi di rinnovamento, di riqualificazione e di espansione urbana. I Piani sociali di zona, previsti dalla L. 328/00, devono prendere in considerazione, insieme ad altre variabili, anche i problemi connessi alla condizione abitativa, favorendo così l’integrazione tra le politiche necessarie ad un moderno welfare. Ridare centralità alla funzione residenziale, stabilire una stretta relazione tra Piano Casa e progetti urbani, superare il paradosso di questi anni per cui, da un lato, al boom del settore immobiliare ha corrisposto un aumento del disagio abitativo e, dall’altro, ai processi di trasformazione e di rinnovamento in aree urbane centrali sono seguiti degrado e abbandono in altre aree della città.
Una visione unitaria e integrata del territorio: Contrattare l’uso degli spazi urbani
di 11 Aprile 2008Commenta