In occasione della tornata elettorale in corso, la proprietà edilizia chiede alle forze politiche chiarezza fra le altre cose – relativamente alla tassazione dei redditi da locazione (separatamente dagli altri, quindi, o insieme, in coacervo?). Sul punto registriamo – a parte improbabili, ma sempre possibili, sviste, delle quali daremmo eventualmente atto volentieri – le seguenti posizioni programmatiche. Partito democratico: “Tassare il reddito da affitto non ad aliquota marginale, ma ad aliquota fissa” (aliquota che Veltroni ha poi precisato – in una lettera a Confedilizia – nel 20 per cento). Popolo della libertà: “Graduale e progressiva tassazione separata dei redditi da locazione”. Udc: “Istituzione di una cedolare secca del 20 per cento sugli affitti per favorire l’emersione dei contratti illegali ed il ripristino della redditività dei canoni di locazione”. Constatiamo dunque, su questo aspetto (ormai da anni prospettato, e proposto, dalla Confedilizia), una favorevole convergenza: completa (perchè precisa anche nella misura dell’aliquota, oltre che nella necessità di ridare redditività alla locazione) nell’Udc, netta nel Partito democratico (che ha pure precisato – come visto, e sia pure in un secondo momento – la misura dell’aliquota), altrettanto netta (ma con duplice sottolineatura di una sua graduale attuazione: a valorizzare, inizialmente, i “contratti agevolati” – come li chiama esattamente la legge – e cioè i canoni fiscalmente agevolati perchè stabiliti dagli accordi Confedilizia/Sindacati inquilini) nel Popolo della libertà.
Per scaramanzia, e solo per scaramanzia, ricordiamo che Prodi prospettò la stessa cosa – sia pure non precisando la misura dell’aliquota – in una lettera inviata alla Confedilizia da candidato premier (introduzione di una “aliquota fissa non cumulabile per i redditi da affitto”), ma che a tale misura non diede poi attuazione durante l’intero suo periodo di governo. Invero, nella scorsa legislatura, e nonostante l’acclarata disponibilità delle necessarie risorse finanziarie, la cedolare secca pur generalmente considerata in modo favorevole, anche ai fini di un forte recupero di contratti alla legalità e, quindi, di un recupero di canoni all’imposizione erariale, non trovò attuazione essenzialmente per un ottocentesco spirito antiproprietario (e solo antiproprietario) che caratterizzò su questo problema i sindacati, sia confederali che di settore. Per il dopo 13 aprile in una situazione che non dovrebbe, comunque vadano le cose, essere più condizionata da forze politiche estremistiche, che pure si opposero decisamente alla programmata cedolare, la proprietà edilizia spera però che sia finalmente la volta buona.
Corrado Sforza Fogliani – www.confedilizia.it