Fare il punto sulla vigenza delle norme relative al risparmio energetico (e stabilire, in particolare, quali esattamente esse siano), è roba – direbbe un giovane – “da suicidio”. In argomento, dilaga il dilettantismo e la superficialità: si prende il D. Lgs. 192/’05 in materia (al più, con le modifiche ad esso apportate nel 2006) e se ne predica la validità per tutta Italia. Invece, magari fosse realmente così: la situazione, infatti, è del tutto diversa.
Intanto, non sono ancora state emanate – ad oggi – le “Linee guida nazionali” della materia (che il Governo avrebbe dovuto emanare addirittura entro il febbraio 2006) e viviamo, quindi, in regime provvisorio. Che sarebbe niente, se si trattasse – in tutto – di chiamare “attestato di qualificazione energetica” quello che in regime definitivo si chiamerà “attestato di certificazione energetica”.
Ma v’è ben di più. Il citato Decreto prevede infatti (in una sua “clausola di cedevolezza”, così denominata) che le norme nazionali valgano se le Regioni (e Provincie autonome) non abbiano ancora fatta propria la Direttiva europea 2002/91/CE e, comunque, fino a quando a tanto provvedano.
Prevede altresì, la stessa (ipocrita) clausola, che nel dettare le norme di attuazione, le Regioni (come le dette Provincie) debbano rispettare, a parte le competenze Stato/Regioni/Provincie autonome, i vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario e i principii fondamentali desumibili dal già citato Decreto e dalla, pure già citata, Direttiva (comunque, in materia di edifici esistenti, molto più
di buonsenso, del provvedimento italiano vigente, come sciaguratamente modificato nel 2006 dal Governo tuttora in carica).
Insomma. Il comune cittadino dovrebbe (capito?) stabilire quale normativa valga per il proprio caso e se essa rispetti i principii ecc. ecc.. Roba da pazzi, roba da Stato criminogeno. Roba da Stato, appunto, che con la sua ipertrofia (e ipocrisia) legislativa, semina adempimenti (e “crimini”) a sinistra e a manca, con norme inosservabili (come, di fatto, quelle sul risparmio energetico), e – poi
– chi ci casca, ci casca…Probabilmente, quel cittadino farà ciò che le norme locali (se ci sono) stabiliscono, e basta. Ma lo farà – come, appunto, capita in uno Stato criminogeno – non essendo neppur sicuro di essere “a posto” (e, cioè, se le leggi che osserva siano, a loro volta, “a posto” – costituzionali, quindi – o no).
di Corrado Sforza Fogliani, Presidente di Confedilizia