Legambiente in collaborazione con Cresme Consulting presenta i risultati della ricerca su tramvia fiorentina e patrimonio immobiliare
Meno inquinamento, più persone trasportate, maggior confort, più velocità e una rivalutazione degli immobili fino al 10% per un valore di ben 1750 milioni di euro.
Sono i vantaggi che la tramvia potrà portare a Firenze, emersi dalla ricerca Anci-Cresme Consulting “Mobilità pubblica e riqualificazione urbana. Il caso di Firenze”, presentata oggi a Firenze dall’onorevole Ermete Realacci, presidente onorario di Legambiente, dal sindaco di Firenze e presidente Anci Leonardo Domenici, dal presidente di Cresme Consulting, Roberto Mostacci e da Giancarlo Guiati, Presidente di GTT, l’azienda di trasporto pubblico di Torino.
Secondo lo studio, infatti, quando il sistema tramviario fiorentino sarà a regime, con le tre linee in esercizio, il valore complessivo del patrimonio immobiliare della città passerà da 56,4 a 58,15 miliardi di euro, con un guadagno netto per i privati proprietari di case, negozi e uffici di 1,75 miliardi di euro. Ad aumentare di valore, grazie al passaggio del tram, saranno soprattutto gli immobili delle aree periferiche, con un riequilibrio di 3-4 punti percentuali del divario rispetto al centro: si passerà dal 20 al 16-17%. E complessivamente, così come è già accaduto nelle città italiane ed europee che si sono dotate della tramvia, il valore degli alloggi potrà aumentare dal 5 al 10%.
“Le richieste dei cittadini – commenta Ermete Realacci, presidente onorario di Legambiente – sono giuste quando si chiedono certezze nei tempi, nei costi e nella qualità della realizzazione. Tuttavia, l’attegiamento di chi si oppone oggi alla tramvia di Firenze, un mezzo che ridurrà sensibilmente l’inquinamento urbano, che consentirà di pedonalizzare il centro storico e riqualificare molte aree della città, ricorda molto da vicino quello delle forze politiche e dei cittadini campani che di fronte al dramma dei rifiuti per strada e alle discariche della camorra, scende in piazza contro qualsiasi impianto di smaltimento si cerchi di realizzare. Nel nostro paese si deve riuscire a rompre quel circolo vizioso, sintomo di una crisi sempre più profonda nel rapporto di fiducia tra politica e cittadini, che determina da una parte l’incapacità di decidere e dall’altra favorisce la contestazione sistematica, su basi di lobby, di corporazione, di Nimby, ad ogni decisione. In molte città europee troviamo esempi di monumenti che convivono perfettamente le tramvie: le cattedrali gotiche di Orleans e Bordeaux, il minareto islamico della Giralda di Siviglia o il Duomo di Brema. Firenze non deve essere da meno”.
Il focus su Firenze rappresenta il primo approfondimento specifico dello studio presentato dall’Anci il 31 gennaio scorso su dieci città, cinque italiane (Padova, Messina, Torino e Palermo) e cinque straniere (Londra, Lille, Sheffield, Strasburgo e Grenoble), che riguardava il rapporto fra gli investimenti pubblici in opere di mobilità sostenibile, la riqualificazione urbana e il patrimonio immobiliare. L’indagine Cresme su Firenze è stata condotta nel periodo 15 dicembre 2007-15 gennaio 2008 su un campione di 92 agenzie immobiliari distribuite lungo gli assi viari nei quali si svilupperanno le tre nuove linee tranviarie.
“Poiché le città stanno tornando a svolgere un ruolo strategico per lo sviluppo del Paese – ha dichiarato Roberto Mostacci, presidente del Cresme Consulting – da alcuni mesi abbiamo avviato l’analisi dei problemi, delle opportunità e delle esigenze che la nuova concezione urbana determina. I risultati sulle dieci città prese in esame confermano che il nodo cruciale dello sviluppo urbano è proprio il traffico e mettono in evidenza che la tranvia può consentire un miglioramento della mobilità con notevoli vantaggi ambientali, sociali e anche economici”.
Secondo lo studio di Cresme Consulting la tranvia è in grado di liberare dal traffico privato le aree interessate dal suo passaggio, abbattendo del 30% la produzione di CO2 e di contrastare la crescita del numero di automobili nel nostro Paese che è tra i più alti d’Europa (62 veicoli ogni 100 abitanti: più veicoli che guidatori, contro una media UE di 49). Senza contare che a fronte di un investimento di 500 milioni di euro, come nel caso di Firenze ad esempio, l’incremento a regime dei valori immobiliari della città è pari a 1750 milioni, con un moltiplicatore di 3.5 volte a favore dei ricavi privati rispetto ai costi pubblici.
Investire sul tram in Italia e a Firenze oggi ha un significato soprattutto se si confrontano le capacità di trasporto dei diversi mezzi: un autobus o un filobus da 12 metri permette di trasportare da 800 a 1.300 persone/ora; veicoli simili, ma autosnodati, con una lunghezza complessiva di 18 metri, arrivano a 1200/1800 persone/ora. Un tram tradizionale, secondo la lunghezza e la versione, può trasportare tra 2.500 e 5.000 passeggeri/ora. Le metropolitane di tipo leggero sono capaci invece di trasportare da 4.000 a 9.000 passeggeri/ora e quelle di tipo tradizionale fino a 30.000 passeggeri/ora.
Naturalmente questi effetti positivi non sono immediati. Sono necessari infatti alcuni anni affinché il percorso di riqualificazione arrivi a regime. L’esperienza e i casi analizzati però dimostrano che, laddove si riqualifica la città pubblica e i sistemi di mobilità urbana, si valorizza il patrimonio immobiliare e ciò avviene sempre, con effetti variabili e dipendenti fortemente dalle condizioni locali, ma sempre positivi.
Firenze a suo vantaggio ha anche un passato tranviario illustre visto è stata leader in Italia per il sistema della mobilità su tram con la prima linea tramviaria attivata nel 1879 e una linea tramviaria elettrica, la Firenze-Fiesole nel 1890. Oltre alla linea urbana, Firenze nella prima metà del XX° secolo aveva altre 12 linee tramviarie, per un totale di 210 km di linee, alcune dismesse poco prima o durante la seconda guerra mondiale.
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