La situazione dell’immobiliare, è quella che è: uccisa, in Italia, dalla fiscalità, e dalle ripercussioni (ampliate, esagerate a bell’apposta – anche – da chi intende indirizzare differentemente gli investimenti) della crisi americana. Dove, peraltro, i guai derivano da una finanziarizzazione del mercato immobiliare (i famosi subprime) che qua da noi non s’è avuta, salvo casi isolati di megabanche.
Volenti o nolenti (colpevoli o, più realisticamente, incolpevoli) gli operatori, il mercato immobiliare – comunque – non tira più come una volta: possiamo dire esaurito il ciclo, del resto crescente da 8-9 anni. Gli operatori avvertono che, per una ragione o per l’altra, l’attenzione si è spostata sull’affitto, tornato ad essere più conveniente anche in funzione dei nuovi tassi di interesse. Anche qua, non siamo davanti a una novità, tantomeno italiana: negli Stati Uniti, milioni e milioni di famiglie sono tornate all’affitto, dopo aver tentato la scalata alla proprietà.
Se questa è – come è – la situazione, un Governo che fosse davvero preoccupato del futuro dei cittadini (e dell’avvenire dei loro figli), si getterebbe sulla valorizzazione dell’affitto: potenziandolo, rendendolo appetibile per gli investitori, facendolo tornare conveniente – dunque – anche per chi affitta. L’affitto come risorsa, insomma (anche come via di fuga per i mutuatari in difficoltà). Invece, no: gravano sull’esecutivo pregiudizi ottocenteschi (contro il “padrone” di casa), ed esigenze clientelari (che accomunano politici, sindacalisti e costruttori nell’indicare la – falsa – soluzione del problema nella costruzione di nuovi alloggi, quando interi quartieri sono appannaggio indiscriminato di occupanti abusivi e di senza titolo, e le città presentano centri storici vieppiù abbandonati – perlomeno dalle categorie abbienti – e caratterizzati da interi stabili vuoti da cielo a terra). Contro la cedolare secca sugli affitti, dunque, si sono coalizzati i concreti interessi di speculatori e di politici e sindacati all’antica: così, Prodi s’è dimenticato della promessa (scritta) a Confedilizia, e la maggioranza ha tirato dritto, senza fornire nessuna spiegazione se non con parole che erano semplici suoni, senza senso.
Ma non è tutto. Non solo non si pensa al futuro, ma si considera – ancora – la casa come un bene sul quale gravare, forti del ritornello che i valori catastali degli immobili non rappresentano la realtà (tranello insidioso, nel quale molti sprovveduti – ma anche giornalisti e pretesi esperti – cadono: il ragionamento, infatti, presuppone la legittimità – invece insostenibile, e impresentabile – di una tassazione ordinaria dei valori, anzicchè del reddito).
Col Catasto patrimoniale – che questo Governo vuole mettere a regime, sostituendo i valori ai redditi (alle rendite di sempre) – il gene antiproprietario raggiunge l’apice. E’, insomma, la cartina di tornasole di quella mentalità ottocentesca della quale si diceva (non a caso il suo maggiore alfiere è il vice-Visco Grandi, un sindacalista emiliano-romagnolo per il quale il Pd è troppo a destra, tant’è che non vi ha aderito). Ma è, soprattutto, la più solenne smentita del programma del centrosinistra.
Ricordate, prima delle elezioni? A parte Casini e Fini per il centro-destra, dichiarazioni esplicite c’erano anche nel centro-sinistra. Rutelli: “Sono molto sensibile alla proposta della proprietà edilizia di intervenire con una revisione che riguardi la redditività piuttosto che i valori degli immobili”.
Ancor più esplicito Mastella: ” In Italia le tasse si pagano in base al reddito, così come prevede la Costituzione. Non si capisce perchè solo condòmini e proprietari di casa debbano pagarle in base al valore dei loro beni, perfino nel caso non ne ricavassero alcun reddito. Anche nell’ottica della difesa delle famiglie, condivido l’appello che 15 organizzazioni del settore immobiliare riunite attorno alla Confedlizia, hanno rivolto alle forze politiche. Occorre impostare presto un programma di revisione in senso reddituale del Catasto cui far seguire una revisione nello stesso senso della fiscalità sulla casa”.
Niente imposta patrimoniale, dunque – alla vigilia delle elezioni – e revisione del Catasto in senso reddituale. Il Governo – dopo le elezioni – ha però fatto esattamente l’opposto: messa a regime di un Catasto patrimoniale, e istituzione – attraverso questo – della patrimoniale. La medicina giusta, insomma, contro l’affitto, contro l’immobiliare in genere ed i risparmi degli italiani tutti (lasciati al loro destino, pur di ulteriormente rimpinguare le fameliche casse pubbliche e lo sperpero dei Comuni, in primo luogo). E poi, si chiedono anche perchè “la casta” sia tanto distante dal comune sentire, e – soprattutto – perchè sia considerata dagli italiani per quel che è.
di Corrado Sforza Fogliani Presidente Confedilizia