Tecniche di lavorazione innovative, insieme al contributo essenziale del computer, rendono oggi possibile trasferire nella realtà creazioni una volta impensabili. I designer possono permettersi di dare vita ai loro sogni più estremi e creare una nuova generazione di oggetti, dai profili e contorni precisi, di forma tecnicamente perfetta o lavorati in maniera tale da forzare i limiti della materia, esplorando inediti orizzonti decorativi.
Nuovi tagli
Il laser come strumento di lavorazione ha permesso di ottenere effetti mai visti prima in specifici materiali. Persino il legno assume la flessibilità e le caratteristiche di un foglio di carta e può essere lavorato in nuove trame decorative o inaspettati effetti volumetrici.
Maestro e sostenitore delle possibilità relative a questa tecnica di lavorazione, Steven Holl ha presentato durante l’ultimo Salone del Mobile di Milano una serie di complementi costruiti con uno speciale materiale laminato, sottile e flessibile, pensato per essere lavorato espressamente con il laser. Il mobile contenitore “Riddled” (per Horm) ha una struttura in noce canaletto (mm 2,2) e alluminio, fittamente traforata al laser. I volumi squadrati, in questo modo, assumono una straordinaria leggerezza. Si tratta di un’edizione limitata, firmata dall’autore.
Il laser in questo caso è servito per tagliare due fogli di legno in strisce sottilissime, non realizzabili altrimenti. Poi, montati secondo una torsione particolare, i pannelli così lavorati acquistano volume, aprendosi nell’aria come un raffinato origami. La lampada realizzata da Miguel Herranz per Luzifer Lamps si chiama “Mikado”: oltre alla sensazione di ariosità, il paralume crea giochi di luce e ombra e ha una dimensionalità cangiante, in accordo con l’angolo di visuale.
Nuove modellazioni
Progetti al limite del realizzabile. I designer giocano immaginano strutture leggere ma funzionali, dotate di una tidimensionalità tutta nuova.
Fra i progetti presentati dal giovane designer inglese Julian Mayor al Fuorisalone di Milano, lo scorso aprile, c’era anche “Burnout”, una serie di sedute immateriali, realizzate da sottili fili d’acciaio aggrovigliati che compongono la struttura, comunque comoda e stabile. L’effetto “molecolare” è la materializzazione in 3 D di un disegno digitale.
Il designer israeliano Arik Lévy ha realizzato per Mgx un vassoio portafrutta avveniristico. Si chiama “Honey” e, come suggerisce il nome, trae ispirazione dalla trama geometrica e perfetta di un nido d’ape. Realizzato in resina epossidica, anche in questo caso la forma tridimensionale è ottenuta dall’applicazione della stereolitografia, una tecnica che consente di creare oggetti a tre dimensioni partendo dai dati digitali elaborati da un programma al computer.
Autore: Ilaria Gentilucci – Kitchens.it