Verona, 20 – 24 settembre 2007
Il Salone veronese punta, e non da oggi, su un format fieristico contraddistinto da specifici obiettivi legati alla selezione e al rigore espositivo, e da una altrettanto spiccata propensione alla cultura del progetto. Ed esaminandone i contenuti, se ne coglieranno appieno anche le ragioni del suo crescente consenso internazionale.
Proviamo allora ad andare oltre e tracciamo un parallelismo con le attuali tendenze del mercato.
Si assiste oggi ad una nuova lettura del design, meno minimalista e sempre più rivolto a ritrovare le inattese qualità del “decoro” perse da tempo, facendo così emergere le virtù di un arredamento senza contrapposizioni e/o preclusioni stilistiche, che abbia a che fare con materialità e saperi antichi ma declinati su linee e produzioni contemporanee. Possiamo dire proprio come Abitare il Tempo? Certamente si, perché la manifestazione veronese ha avuto il merito di aver puntato per prima su quel métissage fra classico e moderno, design e decorazione che oggi è accreditato in tutto il mondo. E in un mercato dominato dalla standardizzazione, emerge altresì netta l’esigenza di creare occasioni di rappresentanza per quelle aziende che invece hanno investito sulla non standardizzazione e su prodotti di qualità e dai forti contenuti progettuali. Abitare il Tempo è dunque questo luogo par excellence e ne capiremo di seguito il perché.
Abitare il Tempo … contenti!
Nel 2007 Abitare il Tempo ha scelto come suo logo la Serie Up disegnata da Gaetano Pesce per B&B Italia nel 1969. E’ il completamento di un percorso iniziato nel 2005 teso a reinterpretare oggetti-icone del design internazionale, ma capaci di trasmettere il significato di una artigianalità tutta italiana. Nel 2005 Alessandro Mendini aveva creato una versione unica della Proust Chair, nel 2006 è stata la volta della Knotted Chair di Marcel Wanders.
La Up Chair è da sempre il simbolo dell’incontro tra arte e design, tra archeologia e modernità, tra tradizione e contemporaneità.
Gaetano Pesce ha reinterpretato per Abitare il Tempo 2007 una versione assolutamente inedita della Up5, metafora della “donna con la palla al piede”, e Up6, “la palla al piede”. La donna/poltrona si è liberata della palla/piede, e viceversa. Finalmente sono entrambe contente !
A proposito di qualità
Una rigorosa selezione degli espositori garantisce un altissimo livello qualitativo alle collezioni proposte. Tuttavia il numero degli espositori è andato via via aumentando, ampliando così le tipologie commerciali fino a riunire tutti i settori dell’arredamento d’interni. A fare da cornice, padiglioni fieristici allestiti in maniera elegante e a misura di visitatore. Quest’anno gli espositori saranno 700, fra essi 130 produttori provenienti da 22 Paesi. L’area occupata sarà di 100.000 m², di cui 30.000 dedicati agli eventi speciali di ricerca. In termini numerici, questa maturazione degli espositori ha generato un pubblico sempre più qualificato ed internazionale. Nel 2006 i visitatori sono stati 53.132 di cui 10.094 (il 20% del totale) provenienti da 96 Paesi.
Pad. 7 bis
A cura di Carlo Amadori e Simone Micheli
Il nuovo sforzo di Abitare il Tempo verso il settore Contract, che prende forma nella mostra-evento “Linking People” per la stagione 2007, intende proporsi come un primo momento di riflessione operativa per affrontare il tema del Contract in senso più ampio, esteso alle nuove espressioni del mercato immobiliare del made in Italy che stanno sviluppandosi sul territorio secondo diverse modalità imprenditoriali e molteplici soluzioni progettuali, declinate di luogo in luogo, rispondendo a domande specifiche e inventando nuove tipologie abitative, terziarie e turistiche. Linking People, dunque, con le sue dieci prestigiose e coinvolgenti installazioni, ognuna di 200 mq, firmate da brillanti architetti invitati (Lorenzo Bellini, Gianfranco Bestetti, Aldo Cibic, Giugiaro Architettura, Francesco Lucchese, Simone Micheli con Beniamino Cristofani e Salvatore Re, Ettore Mocchetti, Pierandrei Associati, Luca Scacchetti, Claudio Silvestrin, Versace Home Collection), vuole rappresentare una vera e propria dichiarazione di intenti per originare un attivo osservatorio sulle presenti e future opere legate alla dimensione contract, all’interno del quale scoprire nuovi stimoli per il fare metropolitano intelligente. Accanto alle installazioni, è prevista un’area espositiva rappresentata da aziende leader con marcate specificità contract. Il progetto Linking People sarà ospitato in un padiglione di nuovissima costruzione, il 7bis, per un’area di 11.000 mq.
Percorsi e ricorsi – Le mostre di ricerca
Pad. 8
La caratteristica che contraddistingue Abitare il Tempo è da sempre la capacità di promuovere mostre e convegni che facciano il punto sugli sviluppi nel campo del design e, più in generale, sugli scenari della visualità, delle tecnologie, della produzione contemporanea. Dal 2006, si è avviata una ricerca con al centro l’ipotesi che, nella nostra epoca, sia difficile o impossibile rintracciare un’unica tendenza, ampia e unificante. Ci si trova di fronte, piuttosto, a un’articolazione di tendenze e di ricerche che operano su frontiere diverse e coprono spazi diversi: tra le altre, l’accentuazione del rapporto con l’arte, fin quasi alla identificazione con essa; la verifica o l’esibizione delle nuove tecnologie, materiali intelligenti, evoluzione degli oggetti tecnici; il ritorno stilistico alla semplificazione ostentata e, su un altro versante, la ripresa di forme organiche, decori, ornamenti, tra neo-pop e i barocchi anni ’80. Quest’anno l’esplorazione si è sviluppata con tre grandi mostre, presenti come sempre nel padiglione 8. Proviamo a raccontarle. Entrando dal lato lungo del padiglione, si accede alla reception e da questa, tramite una sorta di galleria, si raggiunge la mostra dedicata alle Università del design, disposta in posizione centrale. La galleria propone un’esperienza di forte impatto emotivo: la mostra “Una Foresta Incantata”. Infatti, come in una vera e propria galleria d’arte, il percorso è fiancheggiato da totem colorati, opere in vetro di Murano progettate da artisti di tutto il mondo, realizzate a mano con tecniche varie (alla collezione ha dato vita la Berengo Fine Arts, su progetto di Federica Marangoni). Ma va aggiunto che la galleria fa da cannocchiale verso una pedana su cui è collocata la versione, rielaborata da Gaetano Pesce, della sua storica poltrona “Up 5”, dalle opulente forme femminili. Come si è detto, dalla galleria si accede alla zona centrale del padiglione 8, uno spiazzo contornato da una serie di spazi disposti secondo una circolarità irregolare, destinati a ospitare:
Italian New Wave – Progetti dalle scuole di design
A cura di Carlo Amadori, Vanni Pasca, Luca Scacchetti Allestimento di Luca Scacchetti e Peter Bottazzi Tra la fine degli anni ’90 del secolo scorso e gli inizi degli anni 2000, si sono tenute ad Abitare il Tempo due grandi mostre: “Italia-Europa: scenari del giovane design europeo” e “Oltre l’Europa: progetti dal mondo”, che esploravano la creatività giovanile nel design (i risultati furono pubblicati in: “Scenari del giovane design”, ed. Lupetti). L’esplorazione oggi ricomincia dal nostro paese, indagando cosa si va sviluppando da quando, a partire dalla metà degli anni ’80, il design ha cessato di essere materia insegnata all’interno delle Facoltà di architettura, secondo una tradizione tipica dell’Italia, ed è diventato tema di Facoltà universitarie e Corsi di laurea, oggi sorti in gran numero. Cosa ha comportato e comporta questo nuovo fenomeno? Si sono così invitate dieci Università e Scuole di design ad esporre i risultati della loro attività e si è affidato ad ogni Facoltà o Corso di design e a ogni Istituto uno spazio, da allestire con proprio progetto. Ogni scuola seleziona progetti sviluppati nei Laboratori dell’ultimo anno, in workshop o in tesi di laurea. Non è quindi richiesta un’unicità di tema progettuale, ma piuttosto una selezione che testimoni gli orientamenti del lavoro che la scuola sta sviluppando.
All’interno della mostra si terrà una tavola rotonda, “The Italian new wave”, con la partecipazione di presidi e docenti di numerose scuole e università, di critici e teorici. L’obiettivo è discutere la progettazione dei giovani, le sue direzioni di ricerca, i suoi possibili rapporti con il rilancio del made in Italy nel mondo. L’intenzione è far proseguire questo lavoro di approfondimento con una seconda mostra nel 2008; e la speranza è che la mostra testimoni l’esistenza di una reale “new wave” del giovane design italiano, almeno in sviluppo.
Proseguendo sul lato sinistro, superando una grande scura cortina attraverso percorsi privilegiati, si accede a una seconda mostra:
In cerca di Alice
Progetto di Vittorio Locatelli e Carlo Ninchi
Qui l’obiettivo degli autori è mostrare la complessità che caratterizza la nostra esperienza con gli spazi, gli oggetti, l’innovazione e la memoria. “Gli oggetti raccontano storie”, affermano gli autori, “nascono per svolgere delle funzioni pratiche ma subito, da quando qualcuno li disegna, e poi li realizza, si caricano di altri motivi: diventano memorie, sogni, pezzi di vita”. Così, come in un percorso onirico lungo il quale si muove una moderna Alice, in un campo nero disegnato come una scacchiera, luci intermittenti fanno emergere installazioni che segnano lo spazio, luoghi mentali popolati da mobili, complementi, oggetti, opere d’arte. Lo spettatore-Alice si muove liberamente da un episodio all’altro secondo le associazioni e i moti del proprio pensiero, ma sollecitato insieme dalle evocazioni e dalle correlazioni che la luce sottolinea o suggerisce. Una mostra, quindi, che mira a riaffermare, nell’ansia di futuro che pervade il nostro tempo, come il progetto, secondo una definizione tipica della tradizione italiana, da Gardella a Magistretti, sia un ponte, una liaison per cui il progettista ha “una mano nel passato e una mano nel futuro”.
Sul lato destro, rispetto alla reception disposta sul lato lungo del padiglione 8, nella posizione dedicata l’anno scorso alla mostra di Patricia Urquiola, appare la grande mostra:
Mutagenesis
Progetto di Arne Quinze
Arne Quinze è personaggio singolare. Belga di nascita, è un vero e proprio self-made architect dotato di una straordinaria sensibilità per i materiali e di una altrettanto speciale percezione delle persone e dei temi dei nostri tempi. E’ esponente tipico di una nuova generazione di giovani e di progettisti, o meglio di giovani progettisti membri di quella società progettante che caratterizza la nostra epoca, in cui progettare è diventata attività estesa e generalizzata, e ognuno, nella nuova fluidità della vita, deve progettare tutto, anche il proprio lavoro, la propria vita e il proprio futuro.
Non ha alle spalle università o scuole: rivendica con orgoglio la sua natura di street artist, graffitista, componente di una band di musica rock. E’ imbevuto di una cultura trasversale che vive la globalizzazione come situazione naturale, e la esprime indagandone i mutamenti, quelli estesi come movimenti tellurici ma anche i micro-spostamenti mentali. E’ autore di grandi scenografie dove l’organicità esprime la “mutagenesi” come capacità delle forme di mutare, cambiando alcuni caratteri ma lasciando intatto il rimanente patrimonio genetico, coniugando le trasformazioni della modernità metropolitana con una nostalgia di natura in cui affiora la nuova sensibilità ecologica dei nostri tempi.
Nel suo grande allestimento Quinze collocherà insieme collezioni di arredi e performance metropolitane, una sintesi della sua idea di design ma insieme della sua maniera di guardare al mondo contemporaneo.
Architetture d’Interni
Pad. 9
Il grande spazio del padiglione 8, così articolato, si collega poi con un altro spazio nel padiglione 9, quello delle “Architetture di Interni”, le proposte abitative di designer e aziende che, proseguendo un cammino avviato con le mostre intitolate “Abitare il XXI secolo”, si sono moltiplicate negli ultimi anni. Una serie di progetti in cui il tema dell’abitare viene esplorato secondo ottiche progettuali diverse, ma sempre nel tentativo di formulare idee che interpretino e insieme offrano risposte alla complessità del mondo contemporaneo. Si tratta di progetti dove l’architetto-curatore è completamente libero da qualsiasi vincolo allestitivo.
Le Architetture sono progettate da:
Peter Bottazzi, Carlo Colombo, Maurizio Duranti, Mario Mazzer, Simone Micheli, Nucleo+Piergiorgio Robino, Matteo Nunziati, Luca Scacchetti, Roberto Semprini, Giovanna Talocci, Enrico Tonucci, Marco Viola.
Premio Abitare il Tempo – 6ª edizione
Quest’anno il Comitato Scientifico e il Comitato di Indirizzo Tecnico Culturale hanno deciso all’unanimità di assegnare il premio Abitare il Tempo ad Alessandro Mendini. Alessandro Mendini è figura centrale del design italiano, personalità poliedrica che opera secondo direzioni diverse e complementari, con un’idea di progetto sempre alimentata dalla tensione critica sulle ragioni e sul senso di esso. Il premio sarà consegnato ufficialmente giovedì 20 settembre, alle ore 13.00 presso la Sala Rossini.
Eventi in città
Come ormai tradizione, Abitare il Tempo organizzerà una serie di eventi durante le serate veronesi, all’insegna della convivialità e dello stare insieme, in una città magica come Verona.
Maggiori informazioni: www.abitareiltempo.com